Il Toro, una malattia che non va più via

Sembra impossibile, che segua ancora te… Di tanto in tanto Fb ti ripropone immagini degli anni passati e ti chiede se vuoi ripubblicarle. Mi è capitato il 29 luglio, quando Fb con la foto qui a fianco mi ha ricordato che quel giorno nel 2011 ero a Sappada per vedere l’amichevole Fiorentina-Torino. Era il penultimo giorno del ritiro sulle Dolomiti carniche. Il Toro si preparava alla sua dodicesima stagione in serie B (sigh…) e l’arrivo di Giampiero Ventura, un tecnico girovago e molto esperto, mi incuriosiva e predisponeva ad un certo ottimismo. Più moderato quello generale della tifoseria che veniva da continue disillusioni e modestissime soddisfazioni da parte di una squadra che da decenni prendeva l’ascensore tra la A e la B. ..vorrei andar via, vorrei andar via di qua..
A Sappada avevo ritrovato i colleghi al seguito della squadra granata con i quali ho scambiato qualche commento e che sono in quest’altra foto: Fabrizio Turco, Francesco Bramardo, Piero Venera, ora passato dall’altra parte della barricata nello staff del Torino Fc, Gianluca Oddenino. Quanto alla didascalia della foto relativa alla partita, allora avevo scritto nel post: “Bella partita nonostante lo 0-0 e le poche occasioni da entrambe le parti. Diciamo che il Toro ha tenuto testa alla Fiore, mostrando un’ottima difesa e un buon centrocampo. Buona l’intesa tra Vives e Iori. Ogbonna mi pare ancora cresciuto tecnicamente. Stevanovic irrobustito ci mette finalmente la testa, bene Guberti. Nella ripresa gran lavoro dei baby Verdi e Oduamadi e di Rubin, anche se non ha molta voglia di restare. Da migliorare l’intesa tra Bianchi e Antenucci. Comunque mi sono divertito”. Sembrano passati secoli! Di quella formazione sono ancora presenti Glik, Vives, Stevanovic, Lys Gomis (ma è difficile che rimanga). Nel frattempo abbiamo perso, tra i cosiddetti big, D’Ambrosio, Ogbonna, Rolando Bianchi, Darmian… e siamo sopravvissuti.
…vorrei andar via, vorrei andar via di qua, ma non resisto lontano da te…
Fa bene Ventura a ricordarci a ogni piè sospinto da dove siamo partiti, da quel 2011-12. In quella stagione, nella miglior tradizione granata, abbiamo perso a Gubbio e rifatti con gli interessi (6-0) al ritorno con i gol unici di Surraco e del gobbo Pasquato, assistito all’indegna ‘scemeggiata’ di Padova, a un Torino-Reggina sospesa per nubifragio e ripresa diciannove giorni dopo, fino alla promozione matematica il 20 maggio contro il Modena. Ancora sotto la pioggia, ero lì con figli e nipoti e anche dopo per le strade del centro. Sembra un’era geologica fa.
…questa è una malattia che non va più via…
Una malattia può essere congenita (sì, granata sono nato), contagiosa (confesso di averla trasmessa a tante persone), ereditaria (cosa c’è di più bello che lasciare a figli e nipoti la malattia del Toro?), cronica (non va più via…) e nel mio caso peggiora con il tempo. Così siamo ancora qui a seguire il Toro, questa volta a Châtillon. Praticamente un ritorno a casa per me, avendo costruito in Valle d’Aosta il pezzo fondamentale della mia vita. Qualche giorno a spiare le giocate, a capire quale squadra sarà. Prima che inizi il campionato del quarantennale dello scudetto, mentre tra poche settimane ricorrerà il decennale della presidenza Cairo. Giornate concitate, quelle di agosto 2005! E lì c’è un altro pezzo di ricordo personale che di tanto in tanto qualcuno mi fa rammentare.
Che stagione sarà per questa malattia che non va più via?

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