Ho visto “Love is in the air – turbolenze d’amore” di Alphonse Castagnetti

A volte anche il cinema francese toppa. Così in una solitaria sera di fine estate sono incappato in questo filmetto insulso che non ha nulla da spartire con il genere “commedia brillante” che di solito praticano i registi d’Oltralpe. Nulla funziona: soggetto, sceneggiatura, recitazione, traduzione, doppiaggio. Come si fa a fare un film con battute del tipo “i social network possono essere pericolosi” oppure “vestiti da puttana che ti porto fuori”.
La misera storia d’amore tra due ex, Julie e Antoine, viene ricostruita con continui e prolungati flashback dalle comode poltrone di un volo intercontinentale New York-Parigi, ovviamente ‘business class’ altrimenti il gioco non varrebbe la candela. Banalmente e casualmente i due ragazzotti si ritrovano seduti fianco a fianco in un volo di ritorno verso casa, dopo essersi lasciati tre anni prima. Lui è uno sciupa-sciupa-femmine incorreggibile che durante la loro relazione gliene ha fatte passare di tutti colori. Julie prova a evitarlo, a non dargli corda (Antoine è semiubriaco e reduce dall’ennesima notte brava, non si è neppure lavato per prendere l’aereo di buon mattino). Ma il viaggio è lungo e inevitabilmente riaffiorano gli screzi degli anni passati. Julie si fa passare per incinta (cosa non vera) e prossima alle nozze con un avvocato di Parigi. Attoniti, parteggiando ora per l’una ora per l’altro, i passeggeri delle file di destra e di sinistra, un coppia di mezza età e un padre con bambina, assistono alla ricostruzione della storia di Julie e Antoine. Finalmente l’aereo atterra e il film si avvia alla conclusione. Julie va nello studio dal promesso sposo, ma vi trova Antoine che proprio lì ha un colloquio di lavoro. Facile intuire l’epilogo.
In un film così non poteva che essere ruffianissima la colonna sonora, zeppa di standard americani anni ’60, tra i quali I Wish You Love (Nancy Wilson), The More I See You (Chris Montez), Heaven Must Have Sent You (The Elgin) per concludere con – udite udite – What a Diff’rence a Day Makes! nella versione di Dinah Washington. Ma neppure questo salva il film, anzi infastidisce ancor più. Almeno avessero richiamato l’omonimo tormentone 1977 di John Paul Young! Avrebbe avuto un senso. E i due attori protagonisti, Ludivine Sagnier e Nicolas Bedos, mentre recitano sembrano pensare “ma chi ce lo ha fatto fare!”.

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