Ho visto “The Artist”

Il miglior attore è il cane. Ma questo non deve suonare a demerito dei protagonisti Jean Dujardin e Berenice Bejo e dei caratteristi John Goodman (il produttore) e James Cromwell (l’autista tuttofare Clifton). Loro sono tutti bravi, è il cane che è eccezionale! Dopo tanti attori cani, finalmente un cane grande attore: si chiama Uggy è un terrier e fa cose strepitose.
L’esperimento dello sconosciuto regista Michel Hazanavicius – riportare sugli schermi un film muto e in bianco e nero – è perfettamente riuscito. La trama propone allo spettatore un momento saliente della storia del cinema: il passaggio dal muto al sonoro. Una rivoluzione tecnologica alla quale non vuole arrendersi il divo George Valentin (per tutto il film accompagnato dall’inseparabile Uggy). Mentre compaiono, acclamate dal pubblico, le prime pellicole sonorizzate, Valentin si ostina a produrre da sé ancora un film, un fiasco prevedibile. Per lui è il tracollo artistico, economico e sociale. Abbandonato dalla moglie, è ridotto sul lastrico (complice il fatidico 1929), si attacca alla bottiglia ma orgogliosamente rifiuta ancora di farsi aiutare e di passare al sonoro. Intanto si afferma come stella di prima grandezza del nuovo cinema Peppy Miller, un’intraprendente ragazza che aveva iniziato con Valentin e coltiva ancora il mito del grande attore. Il resto del film è da scoprire andandolo a vedere. Resta da dire che, vista l’uscita a ridosso di Natale, il finale da favoletta è scontato. Non spaventi però l’approccio al film muto: intanto la fotografia è brillante, poi le fascinose musiche e alcuni cartelli con le battute compensano benissimo l’assenza delle voci. Bravo Hazanavicius e bravissimo Uggy, ma con il muto fermiamoci qui.

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