Ho visto “Boi Neon” di Gabriel Mascaro (Brasile) – Biennale di Venezia 2015, Orizzonti 72

Nel Pernambuco, nordest del Brasile, sono diffuse le vaquejadas, una via di mezzo tra il rodeo e la corrida incruenta, in cui due uomini a cavallo cercano di atterrare un toro prendendolo per la coda entro una certa linea tracciata sul campo. Vi assiste un pubblico appassionato e scommettitore. Quello dove lavora Iremar è uno spettacolo viaggiante. Ogni volta il caravanserraglio viene caricato sugli autocarri, tori compresi, e spostato in altra località. Lui vive sul camion insieme agli aiutanti e a Galega che sarebbe una ballerina ma è costretta a guidare il camion e a fare da meccanico. Con lei è la figlioletta Cacà di dieci anni. Intimità e privacy sono realizzate con estrema precarietà. Iremar e Galega proprio non si prendono, mentre Cacà cerca invano di vedere in loro un surrogato di famiglia. La condizione di nomadismo e quasi povertà in cui vivono non impedisce a Iremar di coltivare il sogno di lavorare nella moda che in quella zona del Brasile si sta sviluppando con alcune industrie. Nel tempo libero disegna modelli di abiti, li confeziona con materiale di recupero e li adatta su un manichino recuperato in una discarica. E’ un bel contrasto vedere il rude vaccaro all’opera, chinato su una piccola macchina da cucire.
Mentre Galega cerca la sua ipotesi di futuro tra le braccia di un nuovo aiutante, un bel ragazzo prestante, Iremar fa la conoscenza con una giovane addetta alla sicurezza di una industria tessile. Nottetempo lo fa entrare a visitare la fabbrica e Iremar estasiato osserva e accarezza i macchinari che producono stoffe e biancheria. I due, poi, nella semioscurità del laboratorio, consumano un tenero rapporto – la ragazza è molto in là con una gravidanza – sopra il tavolone sul quale vengono tagliati i tessuti. Emblematica pure questa scena. E il giorno dopo la vita riprende come prima.
Un film così corrisponde proprio a cosa ci si aspetta dalla rassegna Orizzonti, film forse non destinati a uscire nelle sale, ma che danno comunque un contributo di conoscenza alla visione di come e dove sta andando il mondo, i cambiamenti sociali ed economici in atto a ogni latitudine, vecchi mestieri che cambiano pelle e soprattutto il contrasto tra sogni e realtà nella vita delle persone. Il regista Gabriel Mascaro mette a frutto in quest’opera la sua esperienza di documentarista.

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