Ho visto ” Blanka” di Kohki Hasei (Giappone) – Venezia 2015, Biennale College

Altro film, altra infanzia derelitta. Sembra essere diventata una costante del cinema negli ultimi tempi. Questa è la storia di Blanka, una ragazzina di dieci anni che vive a Manila. O meglio, nelle strade di Manila perché è stata abbandonata dalla madre. Una sorte comune, credo, da quelle e in altre parti, dove tanti ragazzini si organizzano in bande per sopravvivere. Anche per Blanka è così. Vive mendicando oppure commette furti in combutta con altri piccoli disperati come lei. Ha però il sogno di accumulare soldi per comprarsi una madre, così come ci sono coppie che si comprano i bambini.  Un giorno incontra Peter, un anziano cieco, musicista di strada, con il quale instaura una sincera amicizia. Lui suona la chitarra, amplificata da un piccolo aggeggio portatile, lei raccoglie i soldi ma poi scopre di saper cantare le canzoni che Peter le insegna. Per qualche tempo, ripuliti, saziati e con letto in cui dormire, sono ingaggiati da un locale di cui fanno la fortuna con le loro esibizioni. Ma tutto torna come prima quando Blanka viene ingiustamente accusata dal proprietario di aver sottratto denaro alla cassa del locale. Intanto di mamme da comprare, nessuna traccia.
Alla bambina si presenta un bivio, essere ‘comprata’ a sua volta da persone senza scrupoli e avviata in un bordello dove vengono molto apprezzati anche i minori oppure cedere alla proposta di una suora e entrare in orfanotrofio. Blanka sfugge alla prima soluzione proprio per un soffio, grazie all’aiuto di un amichetto di strada e all’intervento in extremis di Peter. Prova anche la seconda ma si adatta male nella divisa da orfanella che vestono le sue coetanee, rispetto alle quali è assai più matura. Dopo una sola notte, infatti fugge e va alla ricerca di Peter per riprendersi quel poco di affetto che è riuscita a racimolare nella sua giovane vita.
Il regista è un giapponese, Hasei Kohki, la produzione è nippo-italo-filippina. La piccola Blanka ha il volto dolcissimo di Cydel Gabutero. Naturalmente il film richiama alla memoria tanta cinematografia incentrata sull’infanzia, ricca anche di molti capolavori. In fondo, vedere l’infanzia che soffre, al cinema piace, a patto che alla fine ci sia un riscatto, sia esso morale oppure sociale. E’ il cinema dei buoni sentimenti che fa anche cassetta, al netto di tutte le considerazioni sociologiche, politiche o geografiche.  Se mai uscirà nelle nostre sale, Blanka è un film da vedere.

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