Ho visto “Tempête” di Samuel Collardey (Francia) – Biennale Venezia 2015, Orizzonti 72

Dominique Leborne lavora su un’imbarcazione che pratica la pesca atlantica e ha base a Les Sables d’Olonne nella Vandea. I ritmi di lavoro, tre settimane in mare e due giorni di riposo a terra, non gli permettono di far crescere adeguatamante i due figli adolescenti, nonostante sia Matteo che Maylis abbiano scelto di vivere con lui, piuttosto che con la madre, dopo la separazione. Matteo, 15 anni, è ormai latitante a scuola. Maylis, 16 anni, è rimasta incinta di un compagno di liceo ma il bimbo ha delle malformazioni e il padre imbarcato le manca nel momento delle decisioni più delicate. Dominique rischia di perdere la custodia dei ragazzi se non trova una soluzione per restare a loro più vicino. Abbandona la nave da pesca e cerca di comprarsi una barca per continuare a fare il pescatore, l’unica cosa che sa fare. L’ostacolo dei soldi è però insormontabile. Tenta inutilmente di fare altri mestieri e quando rimane senza risorse i figli ritornano dalla madre che ne ottiene l’affidamento. All’assistente sociale comunica che riprenderà il lavoro sul mare e che per i figli si atterrà alle disposizioni del giudice, facendo coincidere i giorni di riposo con le giornate in cui gli sarà consentito vederli.
La storia è tutta qui, uno dei tanti esempi di paternità difficile, con l’aggiunta delle ristrettezze economiche. Dominique non può sacrificare l’unico mezzo di sostentamento, per sé e i figli, per gli altri doveri di padre, essere loro vicino e guidarli nella vita. Cerca però di non far mai mancare loro la speranza di un futuro migliore e dà il meglio di sé quando incontra i bambini di una scuola che gli chiedono di raccontare il fascino del suo mestiere.
I personaggi sono reali, il regista Samuel Collardey (Tempête è il suo terzo lungometraggio, ma era già approdato a Venezia, Settimana della Critica, nel 2008 con L’apprenti) li ha conosciuti durante un viaggio sulla costa atlantica e ha voluto raccontare la loro storia. Tutti e tre – Dominique, Maylis e Matteo – se la cavano egregiamente di fronte alla macchina da presa. Il mare è l’altro protagonista: l’oceano Atlantico con le sue onde insidiose.

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