Ho letto “Saper perdere” di David Trueba

Ponderoso romanzo di 450 pagine che mette a confronto nella Madrid di oggi tre generazioni di una stessa famiglia: l’adolescente Silvia alle prese con i problemi dell’età; il padre Lorenzo appena abbandonato dalla moglie che è andata a vivere con il suo capo a Saragozza; il nonno Leandro, pianista fallito e insegnante di conservatorio in pensione, che deve assistere la moglie Aurora, malata terminale. Tre vite, un unico destino, la sconfitta. Silvia intreccia una storia d’amore clandestina con il calciatore argentino che l’ha investita con l’auto procurandole una frattura alla gamba; per ricostruirsi una vita Lorenzo uccide il suo ex socio in affari che lo ha bidonato; il nonno a settantatre anni scopre il sesso grazie a una prostituta nigeriana e per lei dilapida pensione e conto in banca fino ad ipotecare la casa. Ma c’è dell’altro: Silvia sperpera il suo credito scolastico per stare con il calciatore; Lorenzo, tormentato dai rimorsi, cerca conforto in una baby-sitter ecuadoriana – naturalmente non in regola con il permesso di soggiorno – fino a farle perdere il lavoro presso la famiglia del piano di sopra; Leandro si accorge tardi, troppo tardi che l’amichetta nigeriana è una delinquente incallita.
Morale: la stella argentina fa un campionato a sprazzi, pochi gol e nonostante una brillante ultima partita, viene ceduto al Newcastle e addio storia con la minorenne Silvia; a Lorenzo va male sia la storia d’amore con l’ecuadoriana sia l’attività di piccoli trasporti che ha intrapreso nel frattempo (la sfanga però dal punto di vista giudiziario: le indagini sull’omicidio prima lo sfiorano, poi si allontanano); il nonno resta vedovo, ha perso l’appartamento e si trova ristretto in casa del figlio e della nipote, dove riprende però a dare lezioni di pianoforte. Libro tristissimo nel quale non riconosco il David Trueba di Aperto tutta la notte e di Quattro amici, romanzi a tratti addirittura esilaranti. Ovviamante il romanzo è condito da sesso esplicito che coinvolge tutti e tre i protagonisti. E’ scritto con frasi molto brevi, come una sorta di sceneggiatura. D’altra parte Trueba stesso è sceneggiatore e regista, come il suo più famoso fratello, Fernando.
Salvo di questo romanzo il lucido spaccato del mondo del calcio spagnolo (credo sia così dappertutto) con i suoi giocatori viziati e puttanieri, i procuratori, i faccendieri, i presidenti, i tifosi. La squadra in questione non è menzionata – potrebbe essere il Real oppure l’Atletico – ma l’ambiente è descritto molto bene. Casualmente l’ho letto mentre il calcio argentino è in crisi per i debiti delle società nei confronti dei giocatori (nel libro i calciatori “sudaca” in Spagna sono organizzati come un vero e proprio clan) e purtroppo mentre il capitano dell’Espanyol (la seconda squadra di Barcellona) moriva a Coverciano. Questa sì che è una storia triste.

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