Toro Primavera, un minuto di silenzio pieno di significato

Andavo allo Stadio Olimpico nel tardo pomeriggio di ieri per la finale di Supercoppa Primavera e mi chiedevo che senso avesse andare a vedere una partita di calcio in una giornata così, mentre la folla si radunava in piazza Castello a Torino per dare vita a una manifestazione in ricordo (di testimonianza, di dolore, di protesta…?) per i fatti di Parigi della sera prima. Mi sembrava quasi di essere un disertore.
Il 7 gennaio scorso ero arrivato a Parigi proprio mentre avveniva il tragico assalto al giornale Charlie Hebdo. La mia vacanzina francese venne stravolta. Per una settimana respirai l’atmosfera cupa della capitale partecipando a tutte le iniziative popolari. Anche lì: ricordo delle vittime, testimonianza, dolore, protesta. Mai più, si era detto…
Poi ho capito – e lo hanno scritto in molti in queste ore – che non avrei dovuto derogare dai miei programmi. Se avevo previsto di andare alla partita, questa era la cosa da fare. Ma a togliermi ogni dubbio in proposito è stato il comportamento del pubblico granata (circa ottomila persone) durante il doveroso minuto di silenzio fatto osservare prima della partita. Mai, dico mai e poi mai, un minuto di silenzio in un incontro di calcio è stato osservato così rigorosamente. Di solito parte l’applauso, di solito c’è il cretino che ne approfitta per gridare qualcosa di stravagante e poi altri beceri gli vanno dietro. In quel minuto ho respirato profondamente, ho pensato al pubblico di Francia-Germania (a proposito che stupidaggine hanno detto i soliti dietrologi affermando che era una partita scelta simbolicamente dai terroristi…Hollande e Merkel, sai che roba! e non una qualunque partita casalinga del PSG…) ho stretto i pugni, ho sperato che nessuno facesse il minimo rumore. Così è andata e tra i due fischi dell’arbitro il silenzio è stato totale, assoluto, mooolto significativo. Del risultato della partita non mi sarebbe importato più molto. Ma è meglio che sia andata così. Mi sono sentito orgoglioso dei miei fratelli di tifo granata. La vita continua, anche con una partita di calcio, cominciando a dare il buon esempio. Così come credo faccia Moreno Longo, educatore prima che allenatore dei suoi giovani calciatori.

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