Ho letto “Alfabeto Poli”

PARODIA
In tutto quello che faccio c’è un po’ di parodia… perché non sono una donna vera, non sono un giovane, sono un vecchietto.
Mi sono ricordato che avevo tenuto da parte questo libro dopo aver visto qualche puntata di E lasciatemi divertire, il bel programma di Rai Tre con Pino Strabioli e l’amena presenza di Paolo Poli: otto puntate, una per ogni vizio capitale (e Poli la sa lunga…) più una dedicata all’elogio del vizio in generale. Una vera chicca per gli ammiratori dell’attore fiorentino: ci sono brani vintage dalla televisione e dai suoi spettacoli teatrali e poi c’è lui in carne ed ossa che dispensa citazioni e aforismi. Proprio come in questo libro a cura di Luca Scarlini, un abbecedario che riprende da libri, interviste, programmi radiotv, i ricordi privati e pubblici di Poli. Purtroppo a Paolo Poli piace più parlare che scrivere e allora forse non avremo mai una sua autobiografia, se non storie di vita scritte per interposta persona. Come Sempre fiori, mai un fioraio (2013) dello stesso Strabioli, una lunga conversazione durante un’infinità di pranzi romani. Tornando a questo alfabeto, è un libro divertente perché è Poli a essere divertente. Si svolazza qua e là così come Poli svolazzava nei suoi tanti spettacoli en travesti.
BELLEZZA
Bello io? Non so. Certo ho venduto l’articolo più che ho potuto.
Sono tante le voci scelte dal curatore. Non possono mancare cinema, libri, letteratura, musica, teatro, cabaret, televisione. Per ognuna ricordi, battute folgoranti, a volte amare. Emergono le sue madeleine, le passioni, sberleffi, idiosincrasie.
TOSCANITA’
Chi se ne frega della toscanità, è come la negritudine. Ho visto dei neri bellissimi e altri orrendi.
Ci sono anche molti personaggi che ha incontrato o con cui ha lavorato. Ad alcuni Paolo Poli rivolge pensieri e ricordi affettuosi, altri li dissacra: Fellini, Pasolini, Fo, Vitti, Moravia, Luzzati, Vukotic, Valeri, Sandro Penna…
E’ feroce e nello stesso tempo indulgente con la propria vecchiaia: Da bambino avevo l’ambizione di diventare antico, e invece sono solo diventato usato. E ancora: La vecchiaia inizia quando uno si sorprende a dire “Non mi sono mai sentito così giovane”.
L’omosessualità invece trasuda da ogni pagina. Parla spesso al femminile e non disdegna di usare parole come froci e finocchi: Io credo di essere adorabile come terzo sesso. Sì, un tempo si prendevano in giro i finocchi, ma in definitiva si reclamizzava l’argomento.
Dal 2013 Paolo Poli non fa più recite, ormai ha superato gli 85. Ricordo che attendevo i suoi spettacoli a Torino che ogni anno arrivavano a cavallo delle feste natalizie, al Gobetti o al Carignano. In fondo avevano un marchio di fabbrica indelebile: leggerezza e divertimento. Lui stesso si prende in giro: Presto farò un nuovo spettacolo: non serve che dica cosa perché da circa sessant’anni faccio sempre lo stesso spettacolo cambiando però il titolo.

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