Ho letto “La casa di carta” di Carlos Marìa Domìnguez

I libri cambiano i destini delle persone.
“La casa di carta” è un racconto che gronda metafore e manda messaggi ai lettori bulimici e ai bibliofili incontinenti. Chi non è appassionato di libri è meglio si astenga da questa lettura. Al contrario, chi li ama può trovare spunti di riflessione interessanti sulla propria “malattia”.
Ogni volta che mi vedeva leggere a letto, mia nonna mi diceva: “Smettila, che i libri sono pericolosi”.
Il protagonista è un divoratore di libri, un collezionista instancabile che ad un certo punto, avendo raccolto qualcosa come ventimila volumi, si pone il problema della loro catalogazione.
Un uomo può conquistare molte letture, ma una volta che le ha conquistate si vede costretto ad amministrarle.
Elabora quindi un sistema aperto basato sui numeri frattali che gli consente di modificare la collocazione dei libri secondo criteri dinamici, mai ipotetici, perché in fin dei conti nulla è più volubile delle valutazioni letterarie. E’ il sintomo di un disturbo mentale secondo i colleghi e gli amici che già lo tenevano d’occhio per le sue stranezze. Poi un incendio dello schedario gli cambia totalmente le prospettive. Così si trasferisce sulla spiaggia di Rocha (siamo in Uruguay) e usando i suoi libri a mo’ di mattoni costruisce una capanna. Ora, cementati tra loro, i libri gli danno rifugio, lo proteggono dal vento, fanno ombra e si dimostrano più resistenti del cemento stesso. D’altra parte i libri possono avere molteplici usi, sono le persone che ne cambiano il destino. Nel corso degli anni ho visto libri destinati a equilibrare un tavolo zoppo; ne ho visti trasformati in comodini, disposti a torre con una tovaglietta sopra; tanti dizionari sono serviti per stirare e appiattire foglie e fiori…..
Tutta la vicenda è innescata da una breve storia d’amore e ruota attorno ad un libro in particolare, una copia di “Linea d’ombra” di Conrad che viaggia tra Londra, l’Uruguay e l’Argentina e torna in Inghilterra dopo essere stata cementata nella famosa casa di carta. Un racconto che sa molto di Borges, d’altra parte citato dal narratore insiema a Onetti, Soriano, Faulkner, Jack London e a Emily Dickinson, le cui poesie hanno nella trama un ruolo fondamentale e tragico.
I libri restano con noi in virtù di un patto di necessità e di oblio, come testimoni di un momento delle nostre vite al quale non ritorneremo.

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1 risposta a Ho letto “La casa di carta” di Carlos Marìa Domìnguez

  1. alex scrive:

    Mi ha molto incuriosito, grazie alla tua recensione, questo libro, e non mancherò di leggerlo ! … anche perché mi trovo da quelle parti [sono a Bs As ormai da un mese, e ci resto fino al 20 gennaio] e proprio ieri ho comprato “La vida breve” (in ediz. orig.) di Jaun Carlos Onetti, che mi appresto a leggere.
    ti consiglio a mia volta [se non l’hai già letto] un libro edito da Sellerio, che mi è piaciuto moltissimo: “Dove nessuno ti troverà” di Alicia Giménez_Bartlett.
    as

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