Ho visto “Colpa di comunismo” di Elisabetta Sgarbi – TFF33

Tempi duri anche per le badanti rumene, qualora la loro esistenza non fosse già abbastanza difficile. Cominciano a scarseggiare gli anziani da assistere o semplicemente c’è un surplus di offerta sul mercato. Così due donne di mezza età, Anna e Elena, in Italia da anni, sono rimaste senza lavoro. Micaela, una loro amica, si offre di accompagnarle da Fabriano, dove vivono, a Ferrara dove abita Mariana, una conoscente che si è sistemata bene e che cerca di aiutare le compatriote. Lì sperano di trovare una occupazione qualsiasi, anche un lavoro nei campi. E’ un viaggio della speranza durante il quale, raccontandosi le proprie vicende, si rinsalda la loro amicizia. Hanno figli in patria che mantengono a distanza e dai quali dovranno tornare se non troveranno lavoro. Per qualche giorno restano ospiti in un casolare della campagna del Polesine e frequentano la locale comunità rumena. Ma di lavoro non c’è neppure l’ombra. Sullo sfondo ci sono anche gli uomini, per loro nessun problema, in un modo o nell’altro un’occupazione non manca mai. Né poteva mancare il marpione italico di turno, Gabriele, allevatore di pesci nel Delta del Po, che ci prova con Micaela, la più giovane delle tre badanti. Respinto con perdite.
Anche se non mi piace il termine, Colpa di comunismo è una ‘docufiction’ in cui ciascuno interpreta sé stesso, compresi i due italiani Gabriele Levada e Giorgio Moretti, veramente pescatori in quei luoghi e già interpreti di altri due documentari di Elisabetta Sgarbi, Per soli uomini e Il pesce rosso dov’è?, entrambi sulla vita degli uomini d’acqua del Delta. Storie che alla poliedrica regista piace raccontare e a noi fa piacere vedere. Le musiche sono di Franco Battiato, collaboratore abituale dell’ormai ex direttore editoriale di Bompiani. Mi sembra superfluo spiegare il titolo…

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