Ho visto “Perfect Day” di Fernando León de Aranoa

E’ lo struggente brano che accompagna le immagini finali del film a dare un senso a queste due ore trascorse al cinema. E’ la canzone pacifista Where Have All The Flowers Gone scritta da Pete Seeger giusto 60 anni fa, ma incisa poi da tanti big della canzone, da Joan Baez a Peter, Paul and Mary a Mamas & Papas. Per non parlare delle versioni italiane di Gigliola Cinquetti e Patty Pravo.  Il regista Fernando León de Aranoa ha scelto però la voce profonda e quasi stonata di Marlene Dietrich (1963) per ricordare che è un film di guerra anche se la guerra non si vede (gli ottusi militari sì, anche quelli delle forze di pace). Dove sono finiti i fiori, dove sono finite le ragazze, dove sono finiti gli uomini, dove sono finiti i soldati, dove sono finiti i cimiteri? Perfect Day risponde a tutte queste domande con le immagini – un posto qualunque dei Balcani nel 1995 – più che con la storia narrata che descrive 24 ore della vita di quattro operatori umanitari di un’associazione non governativa che opera sotto l’egida dell’ONU. Sono il responsabile del gruppo, il portoricano Mambrù; la bella francesina Sophie, esperta di risorse idriche; l’operatore B di cui non si sa altro; la russa Katya, analista di guerra, appena arrivata per chiudere la missione e rispedire i colleghi a casa. A condividere con loro la giornata perfetta che perfetta non è, o forse sì, dipende dai punti di vista, sono due bosniaci, l’interprete Damir e il piccolo, silenzioso ma attento, Nikola. Quel giorno la guerra è ufficialmente finita ma resistono gli odi interetnici, le strade e i campi minati, i pozzi inquinati come quello che sono chiamati a risanare. Un’operazione difficile, quasi impossibile quella di recuperare il corpo di un uomo molto grasso che vi è stato gettato. Ad esempio impone di cercare una corda. Guidati da Nikola arrivano al suo villaggio e fanno i conti con la distruzione e la morte. L’obiettivo per quelle ventiquattr’ore non è raggiunto e la missione successiva è andare a dare una mano in un campo profughi di ottomila persone, dove i cessi sono completamenti ostruiti. Sperando che non piova…
Il film è drammatico e sono i rapporti interpersonali tra i quattro operatori a renderlo leggero, a tratti divertente. Ciascuno affronta a modo suo la situazione, anche mettendoci una buona dose di spirito. In fondo si capisce che una guerra è fatta dalla sommatoria di tante piccole, banali, insignificanti storie individuali.
Benicio del Toro e Tim Robbins sono perfetti e simpatici nei loro ruoli, Mélanie Thierry è una tenera ma tosta Sophie, Olga Kurylenko ha un suo bel perché… potrei quasi rispolverare il mio russo per scambiare due parole.
Perfect Day, produzione spagnola e vincitore di numerosi premi, mi ha sorpreso piacevolmente: è un modo intelligente di fare cinema e di far conoscere pezzi di storia. Alla fine della proiezione esci dal cinema leggero come una piuma, canticchiando:
Where have all the flowers gone?
Long time passing.
Where have all the flowers gone?
Long time ago.
Where have all the flowers gone?
Young girls picked them, every one.
Oh, when will they ever learn?
Oh, when will they ever learn?
(Sapete che molte insegnanti di inglese la fanno studiare nelle loro classi?)

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