Ho visto “La corrispondenza” di Giuseppe Tornatore

I timidi applausi (di cortesia) che hanno salutato la proiezione torinese all’Ambrosio, presente l’autore e i notabili locali, dicono già molto. La stucchevole e continua riproposizione di messaggi sms, WhatsApp, chat su skype, dvd, lettere per posta ordinaria e pacchetti con postini e corrieri che vanno e vengono per le due ore di film, alla fine annoia più di quanto intrighi. A Giuseppe Tornatore va però riconosciuto il merito di aver focalizzato un problema che sta a cuore a molti, l’esistenza nella rete dei dati di una persona – intesi come opere, parole, video – anche dopo la morte. Questo mi pare sia il concetto di fondo che ha ispirato il regista. Ma Tornatore lo esaspera e si chiede se può addirittura esistere una vita virtuale dopo la propria dipartita. La risposta è sì in teoria ed entro certi limiti temporali, è no se non c’è il supporto di qualcuno che rimane al mondo. Quanto lui propone – La corrispondenza è scritto, sceneggiato e diretto dal regista di Bagheria, che a posteriori ne ha pure fatto un libro pubblicato da Sellerio, perché non di film tratto da romanzo si tratta, ma il contrario – è perfettamente realizzabile, non c’è nulla di fantascientifico.
Per quanto il professor Phoerum, docente di astrofisica sessantenne, organizzi la propria vita postuma per rimanere in relazione con la sua amata studentessa Amy Ryan, tutto avrà un termine anche se il giochino, in teoria, può durare all’infinito. Grazie al supporto di una fittissima rete di complici del professore – il notaio, l’avvocato, i vicini di casa, le compagnie di spedizione… – organizzati e caricati come degli orologi, la giovane amante continua a ricevere con puntualità quasi svizzera le missive, i regalini, i video (anche con le lezioni private che le serviranno per arrivare alla laurea). Sui comportamenti di Phoerum ci sarebbe molto da eccepire: l’unico a farlo è il suo medico curante che non condivide tutta la messa in scena, dettata da un amore smisurato per la ragazza. Si presume che qualcosa di analogo Phoerum abbia attuato verso i figli, dato che apprendiamo che un video postumo indirizzato al figlio più piccolo è arrivato per sbaglio alla bella Amy. E allora deve averne avuto da fare per architettare tutto negli ultimi mesi di vita mentre la malattia progrediva (il paradosso di un tumore al cervello a forma di stella per l’astrofisico…).
In fondo i momenti più godibili del film sono quelli della vita reale di Amy che per mantenersi agli studi fa la ‘stuntwoman’, un mondo al quale la ragazza dovrà necessariamente tornare quando il professore avrà volutamente messo la parola fine all’invio di sms e dvd programmati.
Credo che Tornatore abbia pensato anche a un altro tipo di corrispondenza, quella d’amorosi sensi dei Sepolcri di Ugo Foscolo.
…Non vive ei forse anche sotterra, quando
gli sarà muta l’armonia del giorno,
se può destarla con soavi cure
nella mente de’ suoi? Celeste è questa
corrispondenza d’amorosi sensi,
celeste dote è negli umani; e spesso
per lei si vive con l’amico estinto
e l’estinto con noi...
Ed ecco allora che il film – con i suoi sms, cd, dvd, skype – in fondo non è che la trasposizione aggiornata della comunicazione ‘bidirezionale’ con i morti. Mi pare inutile aggiungere che anche l’urne, non solo quelle de’ forti, ci parlano e alla gente svelano molte cose.
L’emaciato, e credo affascinante, Jeremy Irons si cala perfettamente nel ruolo del morto che parla (in fondo non è così?). Per contro Olga Kurylenko (The Water Diviner, Perfect Day) è di una fisicità straripante, giustamente più adatta all’attività di stunt che non di studiosa delle stelle. Le musiche sono un’altra ciliegina del maestro Ennio Morricone.
Film internazionale (è stato prodotto in inglese), La corrispondenza è ambientato e girato tra Edimburgo e l’isola di San Giulio al lago d’Orta, che per l’occasione diventa Borgo Ventoso. Ma chissà perché alcuni set (riconoscibili) sono stati allestiti in Trentino e a Bolzano e Bressanone. Potenza delle film commission!

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