Ho visto “The Hateful Eight” di Quentin Tarantino

Articolato in sei capitoli, The Hateful Eight è il film più lungo realizzato da Tarantino (187′) ed è il primo in cui la musica è interamente composta dall’amatissimo (da Tarantino) Ennio Morricone, Premio Oscar per questo lavoro. Tarantino è così: o lo ami e deliri per le sue opere oppure proprio non vai a vederlo perché non sopporti le carneficine e il relativo sangue che schizza dappertutto. Meno spumeggiante e financo meno divertente del precedente western (Django Unchained) del regista ‘pulp’, il film si dipana come un lungo kammerspiel, rispettando quasi alla lettera le tre unità aristoteliche, di tempo, di luogo, di azione. Tutto infatti si svolge in una intera giornata invernale, prevalentemente dentro la spoglia locanda-emporio di Minnie, nel Wyoming, sulla strada per Red Rock. Sono gli anni appena dopo la guerra civile americana e alcuni uomini non si sono ancora spogliati delle rispettive divise militari (unionisti e confederati, come dire nordisti e sudisti) tanto meno delle loro mentalità. Fra questi sono il maggiore Marquis Warren, un ex-soldato di colore dell’Unione divenuto cacciatore di taglie (Samuel L. Jackson) in viaggio verso Red Rock, e l’ex-generale confederato Sanford Smithers (Bruce Dern) che troviamo sistemato nell’emporio. Warren arriva in diligenza con John Ruth “Il Boia” (Kurt Russell) che sta traducendo in città per l’impiccagione la delinquente Daisy Domergue (Jennifer Jason Leigh) per guadagnarsi una taglia di 10 mila dollari. Ma l’emporio di Minnie riserva numerose sorprese perché i complici di Daisy l’hanno occupato per liberare la donna. Lo scontro tra i cacciatori di taglie e i delinquenti sarà ferocissimo, ma prima è preceduto da un fitto intreccio di schermaglie dialettiche (grossolane e volgari, occorre dirlo) che coinvolge tutti gli otto bastardi. E’ ciò che avvicina la sceneggiatura alla verbosità di una rappresentazione teatrale. Il maggior Warren, che porta con sé un’epistola autografa indirizzatagli dal presidente Abramo Lincoln (sarà vera?) svolge un po’ il ruolo di investigatore cercando di scoprire la vera identità dei presenti. Perché è chiaro che nessuno è quello che sostiene di essere. Intanto fuori imperversa la tormenta. Di più non potrei dire circa la trama. Tutti pezzi da novanta nel cast, ci sono anche Tim Roth, Michael Madsen, Channing Tatum, Walton Goggins, James Parks.
Eight sta anche per l’ottavo film di Quentin Tarantino che ha voluto girarlo in 70mm Ultra Panavision, uno spettacolare formato di pellicola che non veniva più usato giusto da 50 anni e con il quale sono stati realizzati pochissimi film. Vale la pena di citarli: Ben-Hur, L’ammutinamento del Bounty, Questo pazzo pazzo pazzo pazzo mondo, La battaglia dei giganti, Khartoum. Ho visto il film una prima volta a Torino, ma per apprezzarlo dovutamente nel formato 70mm sono andato a rivederlo in quello che viene considerato il miglior cinema d’Italia, l’Arcadia Cinema di Melzo. Nella fattispecie nella sala Energia, una delle più spettacolari al mondo: 630 posti e un nuovissimo schermo di 30×16 metri, con impianto audio Meyer Sound e Dolby Atmos (di prossima attivazione). E’ stata un’esperienza unica che consiglio a tutti gli amanti del cinema. Prendetevi un pomeriggio e andate a Melzo!

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1 risposta a Ho visto “The Hateful Eight” di Quentin Tarantino

  1. Andrea scrive:

    In verità il sistema Dolby Atmos non era attivo per quel film, hanno dato solo una dimostrazione all’inizio, perché l’impianto non era ancora ultimato. Tra l’altro the hateful eight è girato in Dolby 5.1.

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