Ho visto “Il caso Spotlight” di Thomas McCarthy

Ha vinto l’Oscar perché Il caso Spotlight tratta uno di quei temi che fanno breccia nel sentire comune americano, quei sentimenti di solito ben rappresentati dai papaveri dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences. E non mi riferisco alla pedofilia ma ai film sul mondo del giornalismo (e a quello d’inchiesta in particolare) che nella cinematografia statunitense sono presenti a decine. Di qui a dire che è il più bel film dell’anno però ce ne passa. Gli eroi questa volta sono i giornalisti del Boston Globe e in particolare quelli investigativi che nella redazione compongono la squadra Spotlight. Per essere più precisi l’inchiesta sull’arcivescovo Bernard Francis Law, che per anni ha coperto i diversi casi di pedofilia avvenuti nelle parrocchie di Boston e non solo, è partita con l’arrivo al giornale nell’estate 2001 del nuovo direttore Marty Baron. All’emergere di un nuovo caso, riguardante un sacerdote che ha abusato per trent’anni di diversi giovani, il direttore incarica i suoi giornalisti di scavare a fondo, andando anche a riaprire vecchi casi. Se Baron è completamente nuovo rispetto agli ambienti bigotti bostoniani, arriva infatti da Miami, alcuni dei suoi giornalisti anziani in passato hanno sottovalutato, per negligenza professionale o peggio ancora per condizionamenti politici o religiosi, alcune vicende di abusi sessuali relegandole in pagine interne e con poca evidenza per poi seppellirle negli archivi del Boston Globe. Dapprima refrattari e poi sempre più convinti, i giornalisti ripescano decine di casi, ascoltano le vittime di allora, cercano i preti protagonisti di quegli atti. Prende forma così una inchiesta che accende il riflettore sul male, senza più fare sconti ad alcuno, giornalisticamente incisiva, cinematograficamente spettacolare. Dall’inchiesta del Globe molte cose cambieranno nella Chiesa americana. Law fu costretto a dimettersi nel 2002 per poi comparire a Roma negli anni seguenti con altri incarichi.
Il film di Thomas McCarthy rende merito a quelle centinaia di valorosi giornalisti che sparsi per il mondo portano agli occhi dell’opinione pubblica – accendendo lo spotlight – vicende nascoste, insabbiate, a volte drammatiche e dolorose, e facendo questo illuminano la propria professione.
L’imperturbabile e caparbio direttore Baron è Liev Schreiber. La squadra Spotlight è interpretata da attori navigati come l’incisivo Mark Ruffalo, l’inarrivabile Michael Keaton, Brian d’Arcy James, Rachel McAdams. A me è piaciuto molto Stanley Tucci nel ruolo dello scontroso avvocato delle vittime Mitchell Garabedian.
Giova ricordare che il Vaticano, attraverso i suoi vari organi di informazione, lo ha definito un film onesto, non anti-cattolico e ne ha consigliato la visione.

Share this nice post:
Questa voce è stata pubblicata in Cinema. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*