Ho visto “Suffragette” di Sarah Gavron

Film che più femminista non si può, anzi è un vero manifesto delle suffragette, il movimento che dopo una lotta quasi centenaria portò al suffragio femminile in Inghilterra nel 1918 anche se ancora limitato alle mogli dei capifamiglia con età sopra i 30 anni. La lotta è raccontata dalla regista britannica Sarah Gavron attraverso la vicenda di Maud Watts (Carey Mulligan), una giovane dipendente di una lavanderia industriale in cui il titolare abusa regolarmente delle sue operaie. Maud, sposata e madre di un bambino di quattro anni, si lascia coinvolgere dalle compagne che si battono per i loro diritti. A capo del movimento è Emmeline Pankhurst (Meryl Streep).
Sono donne combattive che praticano il boicottaggio sistematico delle poste, del telegrafo, dei mezzi pubblici in una escalation che arriva al danneggiamento delle vetrine dei negozi e dei locali pubblici con il lancio di pietre e addirittura attraverso la fabbricazione di ordigni rudimentali. Naturalmente il governo avversa le richieste delle donne, in verità sostenute anche da pochi parlamentari maschi, e chiede alla polizia una forte repressione. Maud si impegna a fondo nelle rivendicazioni, spalleggiata dall’amica farmacista Edith Ellyn (Helena Bonham-Carter), e in alcune occasioni arriva a conoscere le celle di sicurezza e poi il carcere. Perde il lavoro e quel che è peggio il marito la caccia di casa e dà il loro bimbo in adozione a una coppia di estranei. Da quel momento la lotta politica diventa la sua unica ragione di vita, osteggiata invano dal bonario commissario di polizia Steed (Brendan Gleeson).
Come in tutti i biopic la trama è scontata ma la sceneggiatrice Abi Morgan ha il merito di aver scavato negli archivi inglesi per riportare alla luce una storia che Sarah Gavron ha poi confezionato per bene, dando alle suffragette un alone diverso da quello conosciuto sui libri di scuola. Lotta per l’uguaglianza di genere, discriminazioni, molestie sessuali sono purtroppo temi ancora attuali in ogni latitudine. Costumi e ambientazioni di inizio ‘900 – si pensi solo alle scene all’ippodromo di Ascot – giovano molto al fascino del film (ma nel cinema inglese è sempre così).
Suffragette si conclude con le immagini dei cinegiornali d’epoca che ripresero i funerali di Emily Davison, l’attivista che per la causa del voto alle donne si immolò sotto le zampe del cavallo di proprietà di re Giorgio V durante il Derby di Epsom. Seguono sui titoli di coda  le date di conseguimento del voto nei vari paesi: negli Stati Uniti nel 1920, in Italia nel 1946, in Svizzera solo nel 1971, in Arabia Saudita nel 2015.
Il film è nelle sale da due mesi e lo si può ancora vedere da qualche parte.

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