Ho visto “Love and Mercy” di Bill Pohlad

Interessante biopic su Brian Wilson, il leader dei Beach Boys, gruppo musicale californiano che ebbe grandissima popolarità tra gli anni ’60-70 e che resistette fino ai ’90 pur passando attraverso diverse vicissitudini. Una di queste è stata la dipendenza dalla droga di Brian e la sua malattia mentale. Il regista Bill Pohlad sceglie intelligentemente di raccontare la storia su due piani temporali alternati: Brian Wilson all’apice della carriera dei Beach Boys, all’epoca dell’uscita di Good Vibrations (1966) per intenderci, quando per la sua genialità e le sue stranezze iniziava ad avere contrasti con gli altri componenti la band, tra cui due suoi fratelli e un cugino, tutti artisticamente meno dotati e quindi invidiosi; poi quasi vent’anni dopo, quando era totalmente succube, praticamente plagiato e imbottito di psicofarmaci da uno psicologo di nome Eugene Landy. Per rendere meglio la trasformazione di Brian Wilson il regista è ricorso a due attori diversi: Paul Dano è Wilson giovane, quello letteralmente suonato è John Cusak. Entrambi azzeccati e non dissimili dal vero Brian Wilson attuale come si può verificare dal brano cantato nei titoli di coda.
Non conosco altre vicende di gruppi musicali – se non superficialmente quelle dei coevi Beatles e Rolling Stones – ma quanto raccontato sui Beach Boys è veramente sorprendente. I due piani temporali si inseguono a vicenda e lo spettatore vorrebbe continuare a vedere il gruppo all’apice della carriera ma anche sapere come va a finire la vicenda umana di Brian da grande. Ovviamente esce dal tunnel grazie a una donna, Melinda (Elizabeth Banks), venditrice di Cadillac,  che si è innamorata di lui e che si oppone alla pratiche poco ortodosse di Landy (splendidamente calato nella parte è Paul Giamatti). Insomma, è quasi un Io ti salverò (1945) in chiave moderna, laddove, nel film di Hitchcock, era Ingrid Bergman a salvare Gregory Peck dalla malattia mentale. Ma nella vicenda di Brian non c’è alle spalle un episodio drammatico, è sufficiente un padre padrone: “Mio padre era uno stronzo, ci trattava di merda e ci dava punizioni sadiche. Ma bastava suonargli qualcosa e diventava un pezzo di pane”.
Particolarmente interessanti sono i momenti in studio di registrazione, allorché i brani dei Beach Boys iniziano a prender forma. In quei frangenti Brian Wilson si manifesta come un geniale leader anche di fronte a navigati professionisti delle sale d’incisione. Emozionante è vedere la nascita di una canzone storica come Good Vibrations. Grandi pezzi entrati a far parte della storia della musica pop. Il vero Brian Wilson (classe 1942) – proprio una vita da film la sua – ha apprezzato molto il lavoro di Bill Pohlad e ha accettato di apparire nei titoli di coda mentre canta Love & Mercy, la canzone di apertura del suo primo album da solista (1988). Con quello che ha passato il musicista, è bello vederlo oggi nei video disponibili su youtube. Sul suo volto si possono notare i segni delle passate sofferenze.

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