Ho letto “La notte di Keplero” di John Banville

Quel che cercava erano le eterne leggi che governano l’armonia del mondo.
Mi restano da leggere pochissimi libri di John Banville, un paio – usciti di catalogo – li dovrò cercare in qualche biblioteca. Intanto mi sono goduto questo volumetto – perché la lettura di Banville è un’autentica goduria intellettuale – molto diverso dagli altri lavori dello scrittore irlandese.
Banville parte da alcune biografie classiche di Johannes Keplero per crearne una romanzata, molto particolare. Le grandi scoperte astronomiche dello scienziato tedesco si intrecciano con le vicende personali: le traversie economiche, il difficile rapporto con i potenti che lo dovrebbero sostenere, le due mogli e i tanti figli, alcuni prematuramente scomparsi, l’ansia per la madre accusata di stregoneria, la gretta invidia degli altri (pseudo) scienziati. E’ anche un bellissimo affresco della Mitteleuropa tra XVI e XVII secolo.
Il libro è del 1981 (pubblicato in Italia soltanto nel 1993) e si inserisce tra “Dr. Copernicus” e “La lettera di Newton”, con i quali compone la cosiddetta “trilogia degli scienziati”. Banville padroneggia con grande capacità la materia scientifica e riesce ad avvincere il lettore.
Il vero mistero, il vero miracolo non è che i numeri hanno effetto sulle cose (questo effetto essi non l’hanno!) quanto piuttosto che essi possono esprimere la natura delle cose; e cioè che il mondo, vasto, multiforme e apparentemente regolato dal caso, nelle sue leggi fondamentali è soggetto all’ordine e alla rigorosa precisione della matematica.

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