Ho letto “Eclisse” di John Banville

Alexander Cleave è un celebre attore di teatro, cinquantenne in crisi che si isola nella vecchia casa dove è cresciuto, ormai abbandonata da tempo. Cerca una soluzione al futuro che lo terrorizza, al passato che lo perseguita, all’incertezza del presente. “Come sarebbe non avere un passato, né un prevedibile futuro, ma solo il ritmo costante di un presente senza cambiamenti? In questo consiste esattamente l’esistenza”. Fugge dalla pragmaticità della moglie e da una figlia con un disagio psichico. Nella casa deve fare i conti con i fantasmi del passato: dapprima il teatro, poi l’opprimente figura del padre (“Sospetto di assomigliare sempre più a mio padre, soprattutto com’era alla fine, di avere lo stesso atteggiamento diffidente, apprensivo. E’ la vendetta postuma di un genitore il lascito di una somiglianza sempre più accentuata….”), infine la madre, accudita fino alla morte (“Ecco guardateci così: una scena della deposizione a ruoli invertiti, l’accartocciata, morente vecchia tra le braccia del figlio vivo”).
Alexander alterna la sua lunga introspezione (“No, i fantasmi non compaiono su mia richiesta, e la cosa mi sconcerta”) a occupazioni concrete date dall’apparizione di Quirke, il sorvegliante che ha abitato abusivamente la grande casa con la figlia Lily e che continua a farlo, o dall’arrivo improvviso della moglie, venuta ad affrontare i problemi della loro figlia Cass. Ma l’attore è troppo preso dalla visione egocentrica di se stesso e solo l’improvvisa tragedia famigliare lo fa uscire dal tunnel nel quale si era infilato e lo costringe a fare i conti con gli altri. Insomma ad accorgersi dei vivi.
Non c’è una grande trama, piuttosto Eclisse è un viaggio psicologico, scritto eccezionalmente bene.
La lettura di Banville è, come sempre, una vera goduria intellettuale. Pubblicato nel 2000, uscito in Italia nel 2002, precede di poco L’invenzione del passato, romanzo ambientato a Torino.
So benissimo quanto la morte annoi i giovani, come un malinconico intruso arrivato a rovinare del tutto un party già poco divertente…

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