Ho letto “L’intoccabile” di John Banville

Mai tenuto un diario prima. Paura di lasciare prove a mio carico. Non lasciare niente di scritto, diceva sempre Boy.
Ho messo parecchie settimane a leggere questo romanzo di John Banville – a mio parere il maggiore scrittore europeo vivente – e alla fine mi è stato difficile staccarmi dalle atmosfere cupe, torbide, lascive e nello stesso tempo così “british” e così coinvolgenti.
L’autore prende a prestito un fatto realmente accaduto. Un gruppo di intellettuali inglesi, formati all’università di Cambridge, dagli anni Trenta iniziò a costruire una rete di spionaggio a favore dell’Unione Sovietica. Tra questi c’è l’io narrante, Victor Maskell, nella realtà sir Anthony Blunt, storico dell’arte, studioso del rinascimento italiano, grande esperto del pittore francese Nicolas Poussin e imparentato con la famiglia reale. L’attività di spionaggio prosegue durante la guerra, a favore degli alleati e contro i nazisti, ma sempre con un occhio di riguardo ai “bolscevichi” e continua all’epoca della guerra fredda. Alla fine del secondo conflitto mondiale Maskell/Blunt viene inviato in Germania a recuperare delle lettere compromettenti scritte dal Duca di Windsor a Hitler.
Il romanzo ha inizio quando Maskell, tradito da un amico, viene scoperto. Ormai settantaduenne, il protagonista comincia a ripercorrere la straordinaria vicenda che fu la doppia, tripla vita sua e dei compagni. Tra menzogna e disonore, rispettabilità accademica e imbarazzi sessuali (la cerchia è composta prevalentemente da gay), la vicenda si dipana per quarant’anni nel mondo delle spie fino alla decadenza anche fisica dei suoi protagonisti.
Se fossi finito sotto un autobus avrebbero detto che era suicidio, con sollievo generale. Ma non gli darò questa soddisfazione. Quest’anno saranno settantadue. Impossibile da credere. Dentro, un ventiduenne. Suppongo che sia così per tutti i vecchi. Brrr.
Maskell si ritiene un tradito, non un traditore della Patria, “per poter tradire qualcosa uno prima deve averci creduto” dice. L’importante è invece non tradire gli amici, la fedeltà assoluta al gruppo che Maskell mantiene fino all’estremo, fino a scoprire di essere lui stesso stato tradito.
Fatti realmente accaduti e documentati dalle cronache e dai libri di storia (del gruppo faceva parte anche Kim Philby, la famosa spia riparata a Mosca nel 1963) che Banville traduce in un romanzo avvincente, dipingendo atmosfere e cesellando caratteri come un grande artista.
Scritto nel 1997, pubblicato in Italia da Guanda nel 1998.
Continuarono a venirmi a cercare, anno dopo anno; ogni volta che scoppiava qualche caso, quando si scopriva qualche nuovo buco nel cosiddetto sistema di sicurezza dello Stato…

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