Ho letto “Senza veli” di Chuck Palahniuk

Dopo “Gang bang” e “Pigmeo” non dovrebbero più stupire le storie narrate da Palahniuk. Eppure “Senza veli” tocca vertici di originalità e volgarità forse mai raggiunti dall’autore americano. Sorprende, stupisce ed irrita anche. Sotto la lente trasgressiva di Chuck passano cinquant’anni e forse più di “star system” hollywoodiano. Particolarmente presa di mira è Lillian Hellman, l’autrice di “Piccole volpi” e moglie di Dashiell Hammett. Ma ce n’è per tutti: registi, attori, scrittori, produttori, giornalisti di gossip, citati in una storia strampalata. Trattandosi di personaggi morti da tempo, Palahniuk va sul sicuro perché nessuno di essi lo querelerà.
Il libro è costruito come una sorta di sceneggiatura cinematografica/copione teatrale. Chi narra è Hazie Coogan che scrive “Eccellere”, una biografia “senza veli” dell’attrice Katherine Kenton. Anzi una “bugiografia” perché, come si dice in premessa, non esiste una biografia che non sia bugiarda. Hazie per Katherine non è solo una dama di compagnia o una governante, è una sorta di “vice spina dorsale”. “Mio scopo è imporre l’ordine sul caos della signorina Kathie…..instillare la disciplina nei suoi leggendari capricci d’artista”. E ancora: “non sono semplicemente l’operaia di una fabbrica che produce la sempre incantevole Katherine Kenton. Sono la fabbrica stessa”. “E tuttavia non sono semplicemente una maga. Sono la magia”.Con queste premesse Hazie fa e disfa la sceneggiatura, ogni volta scrivendo un finale diverso o meglio prevedendo una morte diversa per la sua assistita. Katherine Kenton è ossessionata dalla vecchiaia – come Norma Desmond/Gloria Swanson in “Viale del tramonto” – e come la diva del cinema muto vive una improbabile storia d’amore (e di sesso) con un giovane virgulto dagli attributi notevoli. La sua paranoia la spinge a rifugiarsi di tanto in tanto in una cripta dove riposano le salme dei suoi cagnolini e di alcuni dei suoi sette ex mariti (per i quali Palahniuk conia un interessante neologismo: “was-band”). Qui Kathie conserva uno specchio sul quale incide un graffio per ogni ruga nuova che spunta sul suo volto.
Tralascio i particolari piccanti di cui è infarcito il romanzo e la cui volgarità sconfina nel grottesco e nel comico. Katherine Kenton nutre anche un tardivo bisogno di maternità, per questo motivo le vengono sottoposti continuamente decine di neonati per un’adozione. Quella giusta arriverà soltanto alla fine. Sarà Hazie Coogan a diventarne la tutrice legale: “Ho ereditato la palazzina, i diritti di ‘Eccellere’, tutti i fondi di investimento e questa bambina che sputacchia e sorride, un autentico angioletto biondo. Si chiama, le dico, Norma Jean Baker”. E non poteva che essere così, con Marylin sulla copertina!

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