Ho visto “Le confessioni” di Roberto Andò

Chissà se gli incontri del G8 si svolgono sempre in ambienti come questo, un ovattato resort di lusso a pelo d’acqua (location nello spettacolare Grand Hotel Heiligendamm, Meclemburgo-Pomerania Anteriore, Germania) dove nel 2007 si è veramente tenuto un G8. Nel film vi si riuniscono gli 8 ministri economici, convocati dal direttore del Fondo monetario internazionale, Daniel Roché (Daniel Auteuil) in un momento particolarmente critico dell’economia mondiale. Le grandi potenze devono prendere decisioni importanti che si potrebbero riflettere sulla vita di tutto il pianeta e ridurre in miseria altre centinaia di milioni di persone. Oltre agli otto ministri, Roché con una decisione assai stravagante ha invitato nel resort anche un cantante rock, una famosa scrittrice di libri per bambini e un monaco italiano, Roberto Salus. Questa è una figura silenziosa e ieratica, una presenza considerata inspiegabile dagli uomini che hanno nelle mani le sorti dell’economia mondiale. Lo stesso Salus si chiede il motivo per il quale è stato invitato. Lo scoprirà presto: una sera Roché lo invita nella sua stanza e gli chiede di confessarlo. E’ il dialogo più interessante di un film poco parlato. Roché non vuole perdere tempo e il monaco gli risponde: “perdere tempo non ha mai fatto male a nessuno”. Di frasi così lapidarie è costellato tutto il film. Tuttavia il mattino seguente Roché viene trovato soffocato da un sacchetto di plastica calato in testa. Suicidio o omicidio? I sospetti si concentrano su Salus che lo ha appena confessato. Il frate appartiene al rigoroso Ordine Certosino che ha nel silenzio e nella solitudine la sua caratteristica. Nonostante il resort sia disseminato di cimici e la presenza di agenti dei vari paesi sia massiccia, non si riesce a venire a capo della morte del direttore del Fmi. Che cosa avrà mai detto al suo confessore? Il loro dialogo è ripercorso con brevissimi flashback. Salus al termine del G8 scriverà per gli otto ministri una formula matematica che Roché gli ha consegnato: cifre e simboli apparentemente senza senso con i quali ha inteso non decidere e chiedere perdono all’umanità per i misfatti dell’economia. “Nessuno merita l’odio per le proprie buone azioni, se non ha il coraggio di essere cattivo” ha detto al monaco parlando di sé.
Lasciati senza una guida i ministri decidono infine di non decidere.
Roberto Andò porta sullo schermo, con un ossimoro evidente, l’impotenza del potere. Il film è lento e affascinante, in alcuni frangenti un po’ pretenzioso. Con alcune inquadrature sembra rifarsi all’ultimo Sorrentino (non solo per la presenza di Toni Servillo) ma io ci trovo anche riferimenti a Nanni Moretti, però senza le sue prolissità. Il quale Servillo mi pare colleghi Roberto Salus al Titta Di Girolamo di Le conseguenze dell’amore e al Jep Gambardella di La grande bellezza. Stessa potenza espressiva, uguale ‘fastidio’ verso il mondo reale nei tre personaggi. Nel finale Salus è disappeared agli occhi dei potenti e se ne va seguito dal feroce cane Rolf, fino a poco prima appartenuto al glaciale ministro tedesco. Una metafora anche questa.
Cast scelto con minuziosità…certosina.

Share this nice post:
Questa voce è stata pubblicata in Cinema. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*