Ho visto “Colonia” di Florian Gallenberger

Ennesimo film sulle dittature militari latinoamericane e in particolare sul Cile di Pinochet e in tal senso non può che svolgersi nel 1973, anno del golpe che destituì Salvador Allende. La produzione è tedesca, come tedesco è il regista Gallenberger. Sorprende la storia, vera, perché riguarda Villa Baviera altrimenti detta Colonia Dignidad (è il titolo originale del film), un villaggio cileno posto sulla sponda settentrionale del fiume Perquilauquén fondato da un gruppo di immigrati tedeschi guidati da Paul Schäfer nel 1961. Si dice che abbia ospitato nazisti in fuga per sfuggire a Simon Wiesenthal, il cacciatore di criminali nazisti. Certo è, invece, che la famigerata Colonia Dignidad è stato un centro di tortura degli oppositori al regime di Pinochet. Uno di questi è Daniel, grafico e fotografo sostenitore di Allende, tedesco pure lui. La sua fidanzata Lena, hostess della Lufthansa, si fa rinchiudere apposta nella colonia per scoprire qualcosa di Daniel. L’organizzazione del luogo è allucinante, è una sorta di setta in cui tutti devono ubbidire al carismatico e violento Pius, alias lo stesso Paul Schäfer. Tutti i reclusi sono sotto farmaci e passibili di torture indicibili se disubbidiscono. Inoltre vengono utilizzati per esperimenti con gas velenosi. Questa parte del film è la più interessante, posto che le vicende sono reali, ma diventa davvero emozionante quando Lena e Daniel, che nel frattempo si sono riconosciuti e ritrovati, programmano la fuga. Ciò che sorprende è che siamo negli anni Settanta e il governo tedesco, tramite l’ambasciata in Cile, copre e addirittura sostiene questo lager. Per portare a termine il loro velleitario progetto i due ragazzi devono superare molti ostacoli, non ultima la connivenza dei servizi diplomatici germanici che invece di agevolare il rimpatrio sono pronti a riconsegnarli al loro aguzzino. Per fortuna esiste la Lufthansa…
Colonia è un vero e proprio escape movie che ha tutti gli attributi di questo genere cinematografico. Tiene con il fiato sospeso fino all’ultimo. La coppia Emma Watson (la  Hermione Granger dei tanti fim su Harry Potter) e Daniel Brühl funziona perfettamente. Ma chi sorprende è Michael Nyqvist, del tutto irriconoscibile rispetto alle sue interpretazioni di Mikael Blomkvist nella trilogia di Millennium.  Lui è il tirannico, diabolico, violento Pius che pure organizza e dirige un coro di bambini per scopi immondi.
Gallenberger tende a romanzare la drammatica vicenda ma non è difficile credere che tutto sia veramente accaduto così. Se non altro accende l’ennesimo riflettore su quella dolorosa pagina di storia del Cile. Al montaggio utilizza immagini di repertorio ed è interessante la scelta della fotografia che ci riporta ai colori delle pellicole degli anni Settanta.

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