Ho letto “Il talento del cuoco” di Martin Suter

L’avversione per i cuochi aumentava a ogni cambio di lavoro. Forse dipendeva dalla rigida gerarchia esistente in cucina.
Lo sguattero Maravan, giovane di etnia tamil riparato in Svizzera dallo Sri Lanka, lavora in un ristorante di lusso a Zurigo, uno di quei posti dove i cuochi se la tirano in maniera spropositata.
Nelle cucine, anche nelle più umili, vigeva il culto della personalità. I cuochi si credevano irresistibili.
A Maravan vengono riservati i lavori più noiosi, nonostante abbia delle qualità non indifferenti. Ha un olfatto straordinario e una conoscenza delle spezie che nessuno degli chef stellati può vantare. Tuttavia si fa andar bene anche quel lavoro umile perché deve guadagnare per mandare soldi a casa. Ad accorgersi delle sue capacità è la cameriera Andrea per la quale una sera a casa cucina delle specialità al curry. Il vero curry. L’effetto è quello di un cibo afrodisiaco di cui la ragazza sperimenta su di sé gli effetti. Ben presto entrambi vengono licenziati dal ristorante di lusso e allo scorato Maravan l’intraprendente Andrea propone di aprire in società un catering riservato alle coppie annoiate alle quali risvegliare gli appetiti sessuali con il cibo. “Love Food” è la start up dei due ragazzi che ben presto, grazie al passaparola, diventa punto di riferimento per i vip zurighesi. A questo particolare tipo di servizio catering si rivolgono imprenditori, politici, trafficanti di armi, tutti con le relative amanti o escort, ma anche semplici coppie di ricconi in cerca di emozioni forti. Maravan e Andrea operano però sempre sul filo del rasoio, con pagamenti in nero, non avendo alcuna autorizzazione dalle autorità svizzere. Intanto nello Sri Lanka c’è la guerra civile e gli emissari dei guerriglieri tamil si fanno vivi con il cuoco per raccogliere fondi per la resistenza in patria.
I cuochi non mi stanno molto simpatici, quelli che vanno in tv per lo meno. Sono diventati i maîtres à penser degli anni 2000 e pontificano su qualsiasi cosa si muova attorno. Avevo in casa questo libro da qualche tempo e finalmente ho deciso di leggerlo. La Svizzera degli gnomi dell’alta finanza fa da sfondo come pure il conflitto tra i governativi srilankesi e le cosiddette tigri del Tamil, durato più di vent’anni e conclusosi nel 2009 (il libro di Suter è del 2010). I Love Menu sono spiegati in appendice, con tanto di ricette da provare a casa, roba tipo “Passerine glassate con zenzero e pepe” e “Falli gelatinizzati di ghee con asparagi”. Romanzetto insulso e perfettamente inutile. Non so se darò una prova d’appello a Martin Suter leggendo altri suoi libri.
Si mise al lavoro quella sera stessa. Staccò i granelli di pepe lungo, rimosse i semi del peperoncino del Kashmir essiccati, dosò il pepe nero e i semi di cardamomo, cumino, finocchio, fieno greco, coriandolo e senape, pelò le radici di curcuma, spezzò le stecche di cannella e, una cosa per volta, tostò tutto nella padella di ferro finché i profumi non si sprigionarono completamente.

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