Ho letto “La Mennulara” di Simonetta Agnello Hornby

Cercavo qualcosa che mi introducesse alle atmosfere siciliane prima di una vacanza in quei luoghi ormai programmata da settimane. Qualcuno mi ha suggerito questo romanzo che ho iniziato a leggere con riluttanza e che invece, devo riconoscere, mi ha proiettato, sia per la scrittura che per il contesto, nel viaggio che avrei fatto di lì a pochi giorni.
I fatti si svolgono nel 1963 e hanno inizio con una morte, quella di Rosalia Inzerillo, detta la Mennulara, per essere stata in gioventù raccoglitrice di mandorle. La Mennulara è stata al servizio della famiglia Alfallipe fin da bambina. Aveva 13 anni quando è entrata nella loro casa e in seguito ha ricoperto ruoli significativamente più importanti per quella tribù di ricchi indolenti sfaccendati e senza futuro, amministrandone i beni e gestendoli in modo che ciascuno potesse avere il suo tornaconto. Un po’ come fanno in tempi più moderni certe finanziarie che evitano alle famiglie con grandi patrimoni che nipoti e pronipoti disperdano il denaro in mille rivoli. Per questo motivo è stata amata e odiata la Mennulara. Ma chi era veramente?
Vanni Salvato sputò in terra e disse: “Mi pare che l’aria che respiro è fresca e pura, ora che quella non l’appuzza più col suo fiato”. Rimasero in silenzio, poi Vanni aggiunse: “Ci ho perso la salute e la voglia di lavorare, tanto perfida fu con me questa malafemmina, e per giunta cugina tua era”.
La figura della Mennulara prende forma dalla sua morte e nei giorni seguenti, attraverso le parole e i comportamenti di parenti e amici della famiglia Alfallipe (Mennulara pare non tenesse una famiglia sua). Sembra che anche da morta tenesse saldamente per le redini gli Alfallipe, tutti ansiosi di conoscere l’esito della sua eredità perché nonostante fosse una cameriera semianalfabeta si favoleggiava che avesse messo da parte grandi ricchezze. Ovunque si parla di lei: dalla Merceria Moderna alle Poste, dalla sezione di Roccacolomba del Partito comunista italiano a quel ricettacolo maschilista di gran maldicenza che è il Circolo della conversazione.
Il necrologio per la Mennulara era affisso in tutti i posti consentiti dal Comune: di denari doveva averne fatti assai per l’avarissima famiglia Alfallipe, questa Mennulara, per meritarne la spesa. Decise che, qualora il gridare ai quattro venti la morte di una cameriera fosse un’altra innovazione dei tempi moderni e per così dire democratici…
Mennulara ha lasciato ordini precisi per i suoi funerali e se qualcosa non viene rispettato nei termini fissati, inevitabile cala la sua vendetta. Così al necrologio comunale ne segue un altro sul Giornale di Sicilia. Pare che una mano oscura continui a compiere il volere della Mennulara che ha lasciato lettere e scritti che orientano gli Alfallipe come in una imprevedibile caccia al tesoro. Che avesse legami con qualche mafioso di spicco?
Don Vincenzo sapeva che i tempi erano cambiati per tutti e la mafia aveva bisogno di adeguarsi ai cambiamenti, penetrare nei nuovi confini sociali e politici.
Simonetta Agnello Hornby (questo è il suo primo romanzo) fa scoprire a poco a poco al lettore cosa è stata la vita della Mennulara, mettendone in evidenza intelligenza e caparbietà, che le hanno consentito, pur mantenendo una totale dedizione agli Alfallipe, di mettere da parte per sé una notevole ricchezza. Verso questa scoperta ci accompagna una miriade di personaggi che sono praticamente tutti gli abitanti del paese, ognuno con un suo punto di vista sulla vicenda, ma che tutti insieme compongono uno straordinario mosaico narrativo ricco di colpi di scena tra il divertente e il boccaccesco. Quanto alle direttive postume lasciate dalla Mennulara un po’ ricordano l’articolato gioco di incastri architettato dal professor Phoerum nel film di Tornatore La corrispondenza.
Dentro il romanzo ho trovato proprio la Sicilia che stavo cercando.

Share this nice post:
Questa voce è stata pubblicata in Libri. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*