Ho letto “I miracoli della vita” di Stefan Zweig

Da dove dovremmo saper ritrarre l’incantevole bellezza delle nostre donne se non dalla bellezza di ogni donna che abbiamo incontrato?
Due racconti di Stefan Zweig compongono questo libercolo di Passigli: I miracoli della vita e Il pellegrinaggio. Sono opere giovanili del grande scrittore austriaco che, come ho già scritto in altre recensioni, pochi romanzi ha lasciato ma tantissime novelle e molte sono state adattate dal cinema, anche più volte ciascuna. Nel primo, ad Anversa nel 1566, un mercante per adempiere ad un voto decise di regalare alla cattedrale una coppia di quadri della Madonna per adornare una cappella laterale e li commissionò ad un giovane pittore italiano. L’artista ne consegnò solamente uno e poi sparì. Dopo vent’anni il mercante si ricorda della sua promessa e questa volta si affida ad un vecchio pittore per completare l’altare. L’artista trascorre settimane e mesi nella vana ricerca di un soggetto femminile che possa rassomigliare al quadro precedente e lo trova infine nel volto di una povera ragazza rimasta orfana e cresciuta da un taverniere. All’oste, un tempo soldato di ventura, il pittore chiede di frequentare la ragazza. Prima però ne ascolta la storia. Durante una rivolta in una città tedesca un vecchio ebreo gli affidò la creatura e una lauta ricompensa con cui ad Anversa aprì poi la bettola: “…ve lo dico chiaro e franco, io non ho alcuna diretta autorità sulla ragazza, perché quando guarda qualcuno con i suoi grandi occhi neri non si ha mai il coraggio di farle del male”. Il pittore è affascinato dalla quindicenne ebrea di nome Esther ma nello stesso tempo restìo a dipingerla con le vesti della Madonna. Nel suo studio la giovane passa giorni e giorni in posa ma la tela del quadro rimane intonsa. Lui la intrattiene con le storie del cristianesimo con l’intenzione di convertirla prima di ritrarla. Ma Esther si ribella: “io… odio i cristiani. Non li conosco ma li odio”.
Il quadro in questione è una maternità e il vecchio pittore si fa ‘prestare’ un neonato che pone tra le braccia di Esther. Ben presto la fanciulla si trasfigura e proprio in quei giorni da bambina diventa donna. Ella cullava quel bimbo come fosse una bambola, ma nel far ciò sognava già come una donna, come una madre, perdendosi in una dolce, tenera, sconfinata lontananza.
La conclusione è tragica. Il dipinto è terminato ed Esther si è affezionata a quel bambino che rappresentava ora  il concetto della vita che così ardentemente aveva bramato. Posto sull’altare, la ragazza passa ore e ore nella sua contemplazione fino a quando nuovi moti protestanti incendiano Anversa. Esther viene sorpresa in cattedrale e finisce sotto i colpi dei distruttori.
Esther vacillò e cadde. I frantumi e i pezzi dell’altare piovvero su di lei, ma ella non sentiva più alcun dolore. Il quadro della Madonna col Bambino e quello della Madonna con il cuore trafitto dalla spada caddero insieme sotto un unico colpo rabbioso.
Il secondo brevissimo racconto ci porta invece in Palestina all’epoca del Messia. Un pellegrino che sta andando a incontrare quell’Uomo straordinario che chiamano il Maestro, si perde per strada nell’abbraccio di una donna in una casa troppo ospitale. La donna, una siriana, è la moglie di un centurione romano trattenuto tutto il giorno in città perché il governatore, Ponzio Pilato, aveva ordinato l’esecuzione di tre malviventi.

Altri libri di Zweig:
Sovvertimento dei sensi
Ventiquattro ore nella vita di una donna
Estasi di libertà

Notte fantastica

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