Noterelle siciliane 4 – Salvatore Spinuzza, eroe misconosciuto del nostro Risorgimento

Passeggiando per Cefalù non si può fare a meno di essere attratti dalla figura di Salvatore Spinuzza (1829-1857). Chi era costui? Come sempre viene in aiuto Vincenzo Consolo con i suoi libri e in particolare, ancora una volta, Il sorriso dell’ignoto marinaio in cui se ne racconta la vicenda. Insieme a Carlo e Nicola Botta è stato uno dei capi dell’insurrezione antiborbonica del 1856. Il moto fu represso e i rivoltosi dispersi o catturati. Alcuni furono rinchiusi nel carcere di Favignana ma ebbero la fortuna di essere liberati nel 1860 dopo lo sbarco dei garibaldini. Spinuzza invece pagò per tutti e quattro mesi dopo la sommossa venne giustiziato sulla pubblica piazza mediante fucilazione. “Moschettato”, come si rileva da una delle lapidi che costellano oggi piazza Garibaldi e via Spinuzza.
Nel 1848, non ancora ventenne, Salvatore Spinuzza era già impegnato in azioni antiborboniche che gli costarono tre arresti e alcuni anni di carcere. Pochi giorni prima del terzo arresto, che gli fu fatale, venne liberato dai patrioti che assaltarono il carcere. Salvatore Spinuzza moriva appena ventottenne nell’attuale Piazza Garibaldi, dove è situato il monumento in suo onore. Come per tutti i martiri risorgimentali è rimasta famosa una frase che si narra abbia pronunciato nel momento dell’esecuzione: “Possa il sangue mio e dell’amico Francesco Bentivegna essere la salvezza della Patria”. Come dicevo, è impossibile essera turista oggi a Cefalù senza domandarsi chi fosse Spinuzza, martire del nostro Risorgimento poco noto al di fuori della Sicilia. A lui sono intitolate la strada dove è nato e la scuola elementare cittadina.
Una delle lapidi è situata sulla casa che gli diede i natali, offerta nel 1929 dai cefaludesi di Baltimore aderenti alla Loggia Salvatore Spinuzza dei Figli d’Italia.
La rivolta antiborbonica del 1856 con la vicenda di tal Salvatore Spinuzza, novello e battagliero Orlando, che finì fucilato dopo essere stato abbandonato da tutti ed aver tenuto testa, con solo quattro compagni, all’ esercito napoletano è diventata anche oggetto di “cunti” dei cantastorie siciliani e spettacolo di pupi.
E giunto sul cadere del dì 25 novembre, alle ore ventidue, gli animi di Cefalù si accendono alla rivoluzione… Ivi si attendeva alle ispirazioni di opere forti; ivi si preparava la bandiera d’Italia, destinata a sventolare e ad infondere sacri affetti. (da Il sorriso dell’ignoto marinaio).

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