Ma che lettore sono?

Ma che lettore sono io, se della classifica dei cento titoli bestseller del 2011 stilata dalla Stampa e pubblicata sabato ho letto soltanto due libri? Salvo altri otto che però sono riedizioni di classici o quasi (Levi, Orwell, Uhlman….). Degli altri potrei recuperarne cinque o sei che meritano, sforzandomi arriverei a dieci. Ad esempio, “1Q84” di Murakami è già lì pronto tra quelli comprati che leggerò. Ma gli altri? Vedo sei libri di Fabio Volo nei cento, tra cui il primo in classifica. Ma chi li legge?
Lo so, non devo fare lo snob. Se sono in classifica è perché (molti) li leggono. Forse dovrei essere più curioso e leggere di tutto. Però ho le mie manie: pochissimi libri di autori italiani passano tra le maglie del mio severo setaccio. E quando passano sono già ben selezionati, tanto che poi proseguo a leggere altro di quell’autore. A parte l’immenso e prolifico Camilleri, mi diverte Vitali, mi appassiona Pandiani, trovo Recami uno scrittore intelligente.
Ma che tristezza non trovare in classifica nemmeno un Roth, un Lansdale, né Auster, Palahniuk, Winslow, Bennett (scoperto solo nel 2011), per non dire del mitico John Banville…. Lo stesso discorso vale per le case editrici. Adelphi ha un solo libro in classifica, peraltro una riedizione di “La versione di Barney”, Sellerio è rappresentata solo da cinque titoli. Possibile? Evidentemente si legge altro, letteratura e saggistica ‘mordi e fuggi’, destinati a durare appena il tempo di una stagione.
Io resto con le mie scelte. Se le statistiche mi pongono nella fascia dei lettori forti (in Italia lettore forte è considerato chi legge tra 10 e 12 libri l’anno, sigh… a me invece non sembra di leggere mai abbastanza), di certo non seguo le mode, le classifiche, i libri vincitori di premi letterari. Preferisco lasciarmi condurre dai miei autori prediletti e poi seguire gli spunti che gli stessi libri mi danno per cercarne altri.