Ho letto “Retablo” di Vincenzo Consolo

Rosalia. Rosa e lia. Rosa che ha inebriato, rosa che ha confuso, rosa che ha sventato, roso che ha róso, il mio cervello s’è mangiato. Rosa che non è rosa, rosa che è datura, gelsomino, bàlico e viola; rosa che è pomelia, magnolia, zàgara e cardenia.
Inizia così Retablo, il romanzo di Vincenzo Consolo pubblicato nel 1987, da molti considerato il capolavoro dello scrittore di Sant’Agata di Militello. Retablo (nell’accezione spagnola è la pala d’altare) è una struttura complessa ricca di figure, narrazioni e stili diversi. Il romanzo è un lungo viaggio compiuto nel Settecento da due personaggi. Il primo è un frate siciliano, Isidoro, addetto alle questue del suo convento, che è rimasto sconvolto dalla bellezza di una fanciulla di nome Rosalia e che per questo ha abbandonato l’abito monacale. Il secondo personaggio è un pittore milanese, Fabrizio Clerici, ricco e illuminato, a sua volta innamorato di una nobildonna, Teresa Blasco, per la quale scrive il diario che porta sempre con sé e che documenta la Sicilia di allora. Come apprenderà durante il viaggio, la donna finirà sposa di Cesare Beccaria, l’autore del famoso Dei delitti e delle pene. Sono due personaggi antitetici ma accomunati dalla stessa smania per una donna amata. Isidoro viene ingaggiato nel porto di Palermo come factotum e accompagnatore di Clerici. Scrive il pittore nel suo diario: Questo, che chiamasi Isidoro, è uom dabbene, svelto e zelante, istruito nel parlare che sembra un caso di sventura a finire nell’umile mestier del facchinaggio. Isidoro sarà mio compagno nel viaggio che comincia domani di buon’ora.
Le chiese, i palazzi, le fontane, le cupole sanguigne di Palermo scorrono sotto gli occhi di Fabrizio Clerici che scrive, prende appunti, disegna. E poi Monreale con il suo duomo dal re di Normandia edificato, sembra che dentro sia il paradiso: musaici splendenti, ori, metiste e lapislazzuli a incastro a figurare storie del nuovo e del vecchio Testamento, un grande Cristo nel concavo del cato, scuro e severo come un gran califfo...
Scorrono le immagini di Burghetto e Pertinico, Alcamo, Segesta (Mi chiedo: sogno, chiuso nella mia casa deserta di Milano, o egli è vero che io sto viaggiando, che mi trovo ora qui, sul suolo della celebre Segesta?), Erice, Selinunte, l’alta rocca del Tindaro col santuario in cima, San Vito, Milazzo, Salina, Vulcano, Montalbano Elicona, Calatafimi, Campobello, Mazara. E’ un viaggio affascinante e disordinato, ma che prende forma di guida turistica nelle pagine del diario. Naturalmente incontrano i briganti e i due vivono anche la drammatica esperienza del terremoto in quel di Trapani. E quindi fu come il sibilo d’un vento, un risucchio, e subito mi sentii vacillare, come per squilibrio, per vertigine, sentii sotto il mio essere l’altana sussultare, tutta la casa scotersi, balzare...
E c’è spazio per il cibo, i prodotti della terra, le capre, i fichi, i sontuosi banchetti allestiti ovunque il pittore con il suo servo viene accolto, e le cose più semplici come i venditori di neve, di limonate, di acqua e anice che con voce araba qui chiamano zammù, la divertita scoperta della pasta di mandorle, un inganno scoperto solo in bocca: non di fresca frutta di natura era quel grappolo, ma perfettissima imitazione d’essa in pasta di mandorla e vaniglia, dolcissima e nauseosa...
Infine Fabrizio Clerici, saputo che donna Teresita si è maritata Beccaria, parte per l’Ispagna o per il Nuovo Mondo. Chissà. Ma c’è un’appendice che riguarda Isidoro. Gli scrive Rosalia che lo ha sempre amato. E’ diventata cantante, vive mantenuta da un nobile e si esibisce nei migliori teatri. Io sono ormai creatura di don Gennaro. Il quale, meschino, da caruso, fu mutilato della sostanza sua mascolina per essere tramutato in istromento dolcissimo di canto. A Isidoro non resta che chiedere perdono e farsi riaccogliere in convento. Saperti ancora monaco mi dona contentezza. Monaco tu e monaca io, nel voto e nel ricordo del nostro grande amore.
La scoperta dei libri di Vincenzo Consolo mi ha accompagnato per tutta l’estate e Retablo è come un corollario della ‘mia’ vacanza di giugno nella seducente Sicilia. Da questo romanzo ripartirò per il prossimo viaggio.

Esercizi di cronaca (2013)
Lo spasimo di Palermo (1998)
Le pietre di Pantalica (1988)
Il sorriso dell’ignoto marinaio (1987)

 

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