Ho visto “Torno da mia madre” di Eric Lavaine

Premetto che avevo altre aspettative e invece la commediola delude un po’. Ma dov’è finita la divertente leggerezza francese? Il film vive solo di una strepitosa Josiane Balasko, che è la madre in questione. Attorno a lei ruotano i tre litigiosi figli a iniziare da Stéphanie che aveva un prestigioso studio di architettura con una collega e lo ha perso. Come pure ha perso un marito ed è costretta a vedere il figlioletto saltuariamente. Cose che capitano. Capita anche che una figlia (o un figlio) in ristrettezze possa ritornare ad abitare da mammà. In questo caso però sorella e fratello, loro ben sistemati, la considerano una profittatrice. La madre, intanto. Vedova da qualche tempo, ha messo in atto comportamenti stravaganti tanto che i figli dubitano della sua sanità mentale. In realtà la signora è innamorata, ha una tresca con l’inquilino del quarto piano che ‘conosce’ da quarant’anni e ormai si accinge a confessarlo ai figli. Per farlo li invita tutti a cena, un genero compreso. Un pranzo sontuoso che ha preparato con amore e annaffiato da ottimi vini.
A questo punto il film cade nel classico stereotipo cinematografico, perché gli sceneggiatori quando si tratta di far litigare i personaggi attorno a un desco danno il meglio di loro stessi. Fateci caso, ci sono tanti esempi. E così, a casa di Jacqueline, Stéphanie, Carole e Nicolas mettono in atto un autentico ‘carnage’ familiare, questa volta in salsa provenzale. E’ l’unico momento spassoso del film. Va da sé che nel finale tutto si ricompone, ancora una volta complice il cibo (e lo champagne).
Quotidianità e perdita del lavoro paiono essere diventati temi costanti del cinema d’oltralpe, sia in commedia che in versione drammatica, mentre le liti tra fratelli, in particolare per questioni economiche, ma molto spesso soltanto pretestuose, sono purtroppo all’ordine del giorno nelle nostre vite.
Come già detto, di fronte alla bravura di Josiane Balasko (il suo innamoramento senile fa sorridere) sbiadiscono le figure di Alexandra Lamy e Mathilde Seigner (insignificanti comunque gli uomini). Quanto al regista Éric Lavaine, il suo lavoro del 2014  Barbecue era stato più convincente.

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