Ho visto “New York Academy” di Michael Damian

E’ l’ennesima variante del film coreutico americano. Fin troppo banale nell’ambientazione e molto prevedibile nello sviluppo. Tuttavia sono proprio le coreografie la parte da salvare con la contrapposizione tra danza classica e moderna. Ruby arriva dalla provincia per studiare danza al conservatorio di New York. Prende casa con una compagna e inizia le lezioni. L’impostazione dei corsi è dura, la disciplina è rigida, ma Ruby dimostra talento ed è apprezzata dagli insegnanti. Parallelamente il film segue Johnny, un talentuoso violinista che si esibisce nelle stazioni della metropolitana e vive nell’appartamento (il classico loft newyorkese) di un amico al quale non può pagare l’affitto. Raccatta soldi con la sua musica ma non sono sufficienti neanche per ipotizzare di iscriversi a una scuola. Tra l’altro è una sorta di clandestino nella Grande Mela perché è cittadino britannico e non ha il visto di soggiorno. Nei sotterranei della metro si esibisce anche un gruppo di hip hop, ragazzi e ragazze veramente bravi che, guarda caso, vivono proprio sotto il loft di Johnny. E’ inevitabile l’incontro nella metro tra la ballerina e il violinista, a cui in quel frangente viene proprio rubato lo strumento. Ruby si offre di aiutarlo prendendo in prestito un violino all’accademia. Nasce un’amicizia. Per farla breve Ruby e Johnny partecipano ad un concorso della scuola per allestire un numero per ballo e violino che offre in premio una cospicua somma di denaro. Naturalmente ci sono gli antagonisti: la coppia formata dalla miglior studentessa di danza e dall’emergente violinista, bello, ricco e arrogante. Ma Ruby e Johnny si fanno aiutare dalla crew di hip hop e allestiscono una coreografia che supera i confini tra danza classica e moderna e mette d’accordo tutti i giurati. La somma vinta servirà a Johnny per pagarsi i debiti e iscriversi finalmente al conservatorio. Anche questa volta il sogno americano è realizzato.
Una favoletta, come detto, già vista cento volte al cinema, senza infingimenti. Ha il pregio però di non pretendere di lanciare messaggi: la storia – quella è – è comprensibile fin dalle prime inquadrature. Il meglio del film è proprio nei ballerini dell’hip hop, l’esibizione finale è da applausi ma ancor di più lo è la sequenza della competizione al suono di  musica rap tra due band di afroamericani nella già citata stazione della metro.
Keenan Kampa e Nicholas Galitzine sono gli attori, a me sconosciuti, che interpretano Ruby e Johnny. Il regista Micahel Damian è stato in precedenza cantante e musicista.

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