Ho letto “Benedizione” di Kent Haruf

Lui le lanciò un’occhiata da un capo all’altro del tavolo.
Hai intenzione di fare così per tutta la sera?
Così come?
Come se avessi le emorroidi.
Ho ritrovato l’America rurale e provinciale di Steinbeck e di Faulkner, scrittori che ahimè non ho più letto da trentacinque anni, in questo romanzo di Kent Haruf, prima insegnante e poi scrittore, scomparso nel 2014. Haruf, giunto alla notorietà in età piuttosto avanzata, non è stato un romanziere molto prolifico. La Trilogia della pianura, di cui Benedizione costituisce la prima parte, è il suo lavoro più conosciuto. Tradotta da Fabio Cremonesi, in Italia è pubblicata da NN Editore. Le tre storie sono ambientate in Colorado, la sua terra d’origine, nella cittadina fittizia di Holt.
Lì vive Dad Lewis che sta affrontando la battaglia finale contro il cancro. E’ un uomo amato dai vicini e rispettato da tutta la comunità. Con lui è la moglie Mary, mentre per assisterlo nelle ultime settimane di vita è accorsa la figlia Lorraine, insegnante, separata, che vive in un’altra città e ha perso in un incidente la figlia bambina. Dad ha gestito per quarant’anni un negozio di ferramenta e ora chiama al suo capezzale i due commessi per concedere loro una gratifica e per sistemare le ultime cose inevase. Anzi, vorrebbe che continuassero a lavorare in negozio, sotto la guida di Lorraine, se avesse voglia di tornare a vivere a Holt e se ne occupasse.
Amici e vicini si alternano attorno al letto di Dad e veniamo a conoscere le loro storie, così come gradualmente apprendiamo qualcosa in più della famiglia Lewis e del lavoro di Dad. All’appello manca solo il figlio Frank che se ne è andato tanti anni prima per sfuggire al padre che non voleva accettare la sua omosessualità. E’ un’assenza grave che per anni è passata sotto silenzio ma che non è stata mai metabolizzata dal vecchio. Un fantasma è Frank e come tale appare nei deliri del padre agonizzante.
E ora cosa stai facendo?
Sono stato in California, dove va a finire la maggior parte di noi. Dove sennò?
Suppongo che laggiù sia bello e caldo tutto l’anno.
E’ caldo. Già. Ma siamo in tanti laggiù, è questo che ti sto dicendo.
Intendi altri come te.
Già. Altri depravati e succhiacazzi.
Non parlare così di te stesso, disse Dad.
Facciamo la conoscenza con il reverendo Lyle che fa sermoni poco ortodossi, sua moglie se ne vergogna e ha la valigia sempre pronta, suo figlio adolescente alle prese con i turbamenti del sesso e le lezioni elargite da quella che potremmo definire una ‘nave scuola’. Conosciamo la piccola Alice, orfana, venuta ad abitare dalla nonna ma praticamente assistita da due vicine di buon cuore, le sorelle Johnson. Intanto Dad Lewis fa un’ultima passeggiata, poi si sistema in veranda, infine tiene il letto. Fino alla fine. Niente di nuovo sotto il sole: sono storie lette e situazioni riscontrate in tutta la letteratura nordamericana del Novecento. Solo che Kent Haruf le porge con grande delicatezza.
Girati su un fianco adesso, caro. Tieniti alla mia mano. Lui emise un debole gemito di dolore e si voltò piano su un fianco e lei gli lavò la schiena e il sedere scheletrico e lo pulì completamente e lo asciugò, poi lui si mise dritto e lei lo lavò tra le gambe.
Non c’è niente lì, sussurrò lui.
Un tempo c’era, disse lei. Ci siamo divertiti abbastanza, no?
Gli mise un pannolone pulito e lo aiutò a infilarsi il pigiama…

Scene come quella sopra descritta sono nella vita di tutti noi e, se non lo sono già state, lo saranno. Così va la vita.
Particolarità della narrazione di Haruf è la mancanza totale di virgolette alte o basse e lineette per marcare il discorso diretto. Inizialmente la cosa sorprende, poi ci si accorge che la prosa scorre e i dialoghi sono come incisi, incastonati nella narrazione. Un bell’effetto a cui ci si abitua presto. Per questo libro devo dire grazie (ancora una volta) alla mia libraia di fiducia per la segnalazione. Lei lo sa e non mi ha mai bidonato una volta! Non mi ricordo cosa aveva detto proponendomelo, sicuramente “ti piacerà” o forse “c’è la vita dentro”, che è già una bella recensione!
Attendo invece di vedere se qualche produttore ha intenzione di ricavarne un film.

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