In Friuli, tra scoperte e amarcord – 2

Dai D’Osvaldo
Per i primi due giorni al ristorante mi è stato proposto il prosciutto d’Osvaldo. Sublime, sia nella versione dolce che in quella leggermente affumicata. Allora ho chiesto all’ostessa chi fosse mai questo Osvaldo. “No guardi – mi ha risposto – è prodotto dalla famiglia D’Osvaldo, qui di Cormòns. E’ un prosciutto molto conosciuto e apprezzato”. Ma come, ero venuto in Friuli per il San Daniele e mi ritrovavo con un prosciutto di Cormòns! A questo punto non mi è restato che andare a bussare alla casa D’Osvaldo per vedere i famosi prosciutti. Accoglienza gentile e utili indicazioni per andarne a comprare dei tranci in gastronomia (lì vendevano solo prosciutti interi e poi quelli appesi erano già tutti prenotati). Un prosciutto saporito e di grande delicatezza.
A San Daniele del Friuli comunque sono passato, se non altro per vedere il centro storico, il Duomo dedicato a San Michele Arcangelo e salire alla Chiesa di San Daniele in Castello dal cui belvedere si gode della magnifica vista sulla pianura sottostante.
Quanto al prosciutto, parecchi anni fa ero stato a visitare le aziende Morgante, Principe e King durante un giro per giornalisti organizzato da Federalimentare (allora fortunatamente non si chiamavano ancora educational). Ricordo la visita in camice bianco, berretto e calzari di carta in mezzo e quei bendidio e le spiegazioni circa le condizioni microclimatiche del posto che fanno ben stagionare i prosciutti. E le degustazioni. Questa volta però ho saltato il giro.
Benvolentieri grappa
Da tempo ormai non sopporto più la grappa bianca, neppure quelle monovitigno. Sarà l’età. Eppure un tempo ne ero appassionato, tanto che nel 1987 venni invitato come giornalista al Convegno nazionale della Grappa che si teneva a Udine. Erano anni bui per il distillato nazionale che cedeva sempre più quote di mercato al whisky e i grappaioli nostrani volevano rilanciarne il consumo. “Benvolentieri grappa” era il titolo dell’evento, organizzato da quel grande giornalista che è stato Isi Benini, guru e ambasciatore dell’enogastronomia friulana, morto prematuramente tre anni dopo durante una missione in Sudamerica per la promozione dei Mondiali di calcio 1990 a Udine. Conservo con cura la sua lettera d’invito al convegno, ricordo il match verbale tra le scuole di produttori di grappa piemontesi e friulani, la visita guidata alla mostra dei Fratelli Basaldella, il giro alle distillerie Buiese e Nonino. A Percoto sono tornato quest’anno, la grappa non mi interessa più, ma ho riportato con me a casa una bottiglia di amaro Nonino, che in ogni dove ti propongono a fine pasto.
Giassico
Nei giorni della mia vacanza ho percorso più volte la strada regionale che porta da Cormòns a Corno di Rosazzo. Mi è capitato una volta, cercando la direttrice nazionale che porta a Udine, di svoltare a sinistra e di trovarmi in una strada senza sbocchi. Mi sono accorto però di trovarmi in un affascinante borghetto di pietra che per la bellezza e il silenzio sembrava palesarsi da un altro secolo. Ho approfondito. E’ Giassico. Una manciata di case a pochi chilometri da Cormòns, all’altezza di Brazzano. Ha vissuto un’epoca più brillante e ora è dimenticato. Fino a pochi anni fa ha ospitato la Festa dei Popoli della Mitteleuropa, poi trasferita a Gorizia. Caratteristico è il suo bròilo: ho dovuto imparare che è un termine che risale al Medioevo per indicare un frutteto per lo più cinto da mura (merlate nel caso di Giassico) vicino alla casa padronale. Proprio un’altra epoca.
La Subida
Quattro giorni. Ho scelto come base questo fascinoso albergo fatto di casette nel bosco. Oddio, chiamarlo albergo è riduttivo. Green resort è il termine inglese che lo definisce meglio. Non ho approfittato della grande varietà di attività che il resort propone (se si eccettua la passeggiata lungo il sentiero Vigne Alte, aggrapparmi a una tavola imbandita in genere mi basta e avanza come attività fisica). Il posto è fantastico e lo consiglio a chi si avventura da quelle parti, in ogni stagione. Per mangiare, due le possibilità La Trattoria al Cacciatore e l’Osteria Subida (provata). Fantastiche le prime colazioni, in cui non può mancare il crudo tagliato sul momento. E poi c’è l’acetaia, con la possibilità di acquisti. Ciò che mi ha bendisposto fin dal primo momento è stata la disponibilità dei proprietari, la famiglia Sirk, che ha un’attenzione quasi maniacale verso il far star bene il cliente. Ma devo dire che in tutto il Friuli e in ogni situazione la tendenza è mettere il turista al centro e farlo sentire protagonista. Mica come succede in altre regioni, e non faccio nomi!

(2 – continua)

In Friuli, tra scoperte e amarcord – 1

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