Ho letto “La scopa del sistema” di David Foster Wallace

Avevo da tempo in mente di avvicinarmi a DFW dopo il suo suicidio, lo scorso anno, a 46 anni. Con timore mi sono accostato a questo che è il suo romanzo d’esordio. Ci ho messo un sacco a leggerlo. E’ un romanzo complesso, scritto a soli 25 anni. Due fatti questi – la giovane età dello scrittore e il fatto che sia morto suicida – che hanno accompagnato e condizionato la mia lettura.
La storia ha una premessa, un fatto che occupa poche pagine, avvenuto nel 1981 in un college femminile. L’incipit è davvero fulminante. “Molte ragazze davvero belle hanno dei piedi davvero brutti, e Mindy Metalman non fa eccezione, pensa Lenore, all’improvviso. Sono piatti e lunghi, con le dita strombate e i mignoli afflitti da bottoni di una callosità giallognola che riappare a mo’ di battiscopa lungo i calcagni, e sul dosso dei piedi sbucano peluzzi neri arricciati, e lo smalto rosso è screpolato e si scrosta a boccoli per quant’è vecchio, mostrando qua e là striature bianchicce.”
Lenore è la protagonista che poi ritroviamo nel 1990, anno in cui si svolge tutto il resto del romanzo. La sua famiglia è quanto di più strampalato si possa immaginare: una bisnonna ultracentenaria fuggita dalla sua casa di riposo; un padre ricco magnate che ogni tanto fa capolino nella storia; un fratello completamente fumato che parla con la protesi della gamba persa in un incidente e che si fa chiamare Anticristo. Ma poi ancora: il fidanzato di Lenore, che fa Vigorous di cognome ma non di fatto e che ama esprimersi solo attraverso i racconti che vorrebe pubblicare sulla sua rivista; un pappagallo di nome Vlad l’Impalatore che recita sermoni religiosi e diventa una star della tv; il grassissimo Norman Bombardini che sogna di mangiarsi – letteralmente ingurgitandolo – il mondo intero; il dr. Jay, psicanalista da strapazzo che ha in cura sia Lenore che Vigorous……
Altri personaggi ancora – buffi, curiosi, irriverenti – costellano la narrazione e ruotano attorno ai protagonisti della vicenda, che avrà il suo epilogo proprio tornando a quell’episodio del 1981.
Il romanzo è composto come un mosaico. DF Wallace introduce continuamente nuovi elementi, in apparenza estranei alla storia ma che poi si incastrano perfettamente. Ne esce fuori un’America assolutamente pazza. Autore che è divenuto un mito e che applica tecniche di scrittura inusuali. Libro geniale. Dopo averlo letto si ha l’impressione di aver compiuto un’impresa (e non solo per le 550 pagine).

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