Ho visto “Maquinaria Panamericana” di Joaquín del Paso – TFF Torino 34

Le note iniziali del film – Sleepy Lagoon grande hit di Eric Coates degli anni ’30 – depongono per una situazione idilliaca nella fabbrica di Città del Messico Maquinaria Panamericana. Sembra tutto rose e fiori: maestranze felici, ottimo rapporto con i capi, slogan collaborativi diffusi via altoparlante. Però basta poco per far crollare tutto.
Un mattino il proprietario viene trovato morto da un dipendente che gli portava il caffè nel piccolo appartamento sovrastante la fabbrica. In realtà la situazione non era così florida da giustificare quell’atmosfera. Da tempo la fabbrica era fallita ma il vecchio Don Alejandro continuava a pagare gli stipendi attingendo dal proprio patrimonio personale. L’unico a esserne al corrente era il direttore amministrativo, all’incapacità del quale si doveva però addebitare il crack dell’azienda. E in effetti la fabbrica è datata, non ha più fatto investimenti, è disorganizzata e in disordine. Tutti i dipendenti però, non avendo altre prospettive di lavoro e preoccupati per i loro fondi pensione, su proposta del direttore decidono di tenere nascosta la morte del patron per evitare lo smembramento della fabbrica ad opera dei creditori. Si vorrebbe tentare nel contempo un improbabile rilancio della produzione di macchine per l’edilizia. Si rinchiudono quindi negli spazi dell’azienda, staccando i telefoni e blindando gli ingressi. Ma il bluff del direttore amministrativo viene scoperto presto. Sessant’anni di florida attività si sono chiusi malamente. Meglio lasciarsi andare a sfasciare tutto in una notte molto alcolica. Qualcuno però riesce a informare del decesso la figlia di Don Alejandro che arriva con un’autolettiga a portare via il corpo del padre.
Maquinaria panamericana è una commedia amara che scivola verso il grottesco. Ben costruita e con una fotografia che ci riporta ai colori di qualche decennio fa. Ma quanto sono lontani gli operai di Ken Loach! Regista trentenne molto interessante. Film in concorso, già presentato alla Berlinale.

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