Ho visto “Le Fils de Jean” di Philippe Lioret – TFF Festa mobile

Uno dei film più belli visti a questo festival. Mathieu, 35 anni, vive a Parigi, separato e con un bimbo. Non ha mai conosciuto il padre e la madre ormai morta gli ha sempre raccontato che era il frutto di un incontro casuale. Un giorno riceve una telefonata da uno sconosciuto che chiama dal Canada. Gli racconta di essere stato un grande amico del padre Jean che è appena deceduto e che gli ha lasciato un pacco. E’ una notizia choc per Mathieu che ferma ogni attività e parte immediatamente per il Canada. L’occasione di conoscere qualcosa sul padre è troppo importante. Lo scomparso era un medico, ha avuto due figli e così Mathieu scopre di avere due fratellastri.
A Montréal si stabilisce a casa di Pierre, anche lui medico. Il pacco contiene un quadro con una testa di bambino, opera di un certo valore. Pierre gli spiega di considerarlo una sorta di lascito del padre, una ricompensa per il fatto di non averlo riconosciuto come figlio, e gli chiede per delicatezza nei confronti dei figli di Jean di non palesarsi come fratellastro. Frastornato dagli eventi e un po’ seccato da questa stravagante richiesta, Mathieu conosce i fratellastri e rimane piuttosto deluso. Uno è avvocato in un grande studio, l’altro un ex campione di motocross che gestisce un emporio di accessori sportivi. Entrambi sono litigiosi e arroganti, vogliono a tutti i costi recuperare il corpo di Jean, annegato in un lago durante una solitaria battuta di pesca e non più ritrovato. La presenza della salma consentirebbe di celebrare il funerale ebraico ma soprattutto accelererebbe le pratiche per la spartizione dell’eredità. Di fronte a tale cinismo Mathieu se ne allontana e chiede di rientrare in Francia prima del funerale.
Ma le sorprese non sono finite. L’iniziale atteggiamento cortese ma gelido di Pierre muta poco a poco, mentre Mathieu si affeziona alla sua famiglia esemplare: alla moglie, alla figlia, alle nipoti gemelline.
Sessantenne regista parigino, Philippe Lioret nei suoi lavori ha alternato temi sociali ad altri più intimisti. Il volto francese di Pierre Deladonchamps (Lo sconosciuto del lago – 2013 Premio César) è il giovane Mathieu. Ma la vera scoperta, si fa per dire, è l’attore québécois Gabriel Arcand (è il fratello di Denys Arcand, autore dei rimarchevoli Il declino dell’impero americano – 1986 e Le invasioni barbariche – 2003, due film fondamentali nella cinematografia canadese e amati dal sottoscritto). Nelle espressioni di Gabriel Arcand vediamo tutto il percorso emotivo di Pierre: silenziosità, inquietudine, sensibilità, vulnerabilità, forza oltre l’immaginabile. Davvero un grande attore. Un bel film che in Francia è stato definito un ‘polar’ familiare.

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