Ho visto “Captain Fantastic” di Matt Ross

Il riferimento a Walden ovvero Vita nei boschi, il romanzo ottocentesco resoconto dell’avventura dell’autore Henry David Thoreau, è inevitabile. Thoreau visse per due anni, tra il 1845 e il 1847, in una capanna sulle sponde del lago Walden nel Massachusetts allo scopo di trovare un rapporto intimo con la natura, sfuggendo nel contempo a una società che non rappresentava per lui un modello da seguire. A differenza di Ben il Captain Fantastic del film che era accompagnato dalla sua tribù, Thoreau ci andò da solo. Walden, pubblicato nel 1854, divenne poi una sorta di manifesto dell’ecologia e della disobbedienza civile, come recita anche il titolo di un saggio dello stesso autore.
La disobbedienza civile sembra essere anche la stella polare di Ben che con la moglie porta i sei figli a vivere e crescere in una foresta del Nord America, lontano dalle città, ben sapendo di infrangere una certa quantità di leggi federali. Ai ragazzi, di età compresa tra i 5 e i 17 anni, non manca tuttavia la possibilità di istruirsi sotto la guida di mamma e papà, anzi dimostrano di essere molto più avanti dei rispettivi coetanei. Sono diventati dei piccoli mostri: conoscono alla perfezione più lingue, compreso l’esperanto, sono geniali nella matematica, recitano a memoria gli emendamenti della costituzione americana, sanno cantare e suonare più strumenti. La stravagante combriccola in più si allena ad affrontare fisicamente la natura, praticando la caccia e superando le prove più impervie. Tutto sembra funzionare alla perfezione, anche quando la mamma abbandona il gruppo per motivi di salute e ritorna alla ‘vita civile’. Il sistema invece non reggerà più quando tutti insieme saranno costretti a intraprendere il viaggio per recarsi al suo funerale, affrontando così la cosiddetta società dei consumi tanto avversata. Si aprono crepe nelle certezze educative di Ben e qualche figlio inizia a intravedere che nel mondo esiste qualcosa di diverso dalla vita nei boschi. Il maggiore, all’insaputa del padre, ha fatto domanda per iscriversi alle università più importanti ed è stato accettato.
Come film mi sembra un’occasione persa: non emoziona e non diverte, seppure qualche spunto porterebbe in quella direzione. Ad esempio, la famiglia non festeggia il Natale ma celebra ogni anno il compleanno di Noam Chomsky, linguista statunitense e guru della comunicazione, ancora vivente. Oppure gli stratagemmi messi in atto per la sopravvivenza senza soldi o ancora il confronto tra i ragazzi e i loro cuginetti, figli della sorella di Ben, che hanno una vita ‘regolare’.
Matt Ross è alla sua seconda regia. Da bambino ha avuto esperienze di vita in una comunità hippie che rifiutava la televisione e le tecnologie moderne. Con Captain Fantastic parrebbe esplorare vie alternative alla società dei consumi. Ma è troppo tardi, non è più l’America di Thoreau. Selezionati con cura i giovani interpreti, Viggo Mortensen scompare tra barba e capigliatura, efficace Frank Langella come ricco suocero di Ben. Girato prevalentemente nello Stato di Washington.

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1 risposta a Ho visto “Captain Fantastic” di Matt Ross

  1. Isabella scrive:

    Io l’ho trovato stupendo!

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