Ho letto “Crocevia” di Mario Vargas Llosa

Fa bene allo spirito leggere ogni tanto i grandi della letteratura contemporanea. Come Mario Vargas Llosa. Anche se non è nel momento migliore della sua produzione letteraria, lo scrittore peruviano Premio Nobel per la Letteratura 2010, oggi naturalizzato spagnolo, firma un intrigo politico-sociale a sfondo erotico piuttosto interessante.
Crocevia è un romanzo ambientato a Lima alla fine degli anni ’90, al termine del decennio di presidenza del Perù di Alberto Fujimori. Il clima è quello da caduta dell’impero, la corruzione dilaga e il dittatore usa ogni mezzo per abbattere gli oppositori politici. Compresa la diffamazione per mezzo di giornali scandalistici. Uno di questi, Destapes, pubblica con grande rilievo le foto di un’orgia nella quale è rimasto incastrato Enrique Cárdenas, uno degli imprenditori più ricchi del Perù, ingengnere e proprietario di una serie di società minerarie. La manovra è orchestrata attraverso “Doctor” Vladimiro Montesinos, spregiudicato capo dei servizi segreti del presidente, e il direttore del giornale di gossip Rolando Garro che prova a ricattare l’imprenditore all’insaputa dei suoi committenti.
Ci sono tutti gli ingredienti del giallo politico, compreso un omicidio, i depistaggi, la ricerca di un capro espiatorio. Ma le cose più interessanti del romanzo sono da ricercare nei due ambiti descritti: il potere economico e il giornalismo.
Al primo appartengono Cárdenas con la moglie Marisa e Luciano Casabellas, avvocato di grido e la consorte Chabela. La loro vita è scolpita nel lusso: pranzi e cene, viaggi a Miami, maggiordomi e guardie del corpo. Per il suo guaio con il giornale l’imprenditore trova l’aiuto dell’amico avvocato. Ma nel frattempo Marisita e Chabelita, complice il coprifuoco che a una certa ora impedisce di tornare a casa, hanno modo di dormire nello stesso letto e di far nascere una forte passione saffica.
Per contro, il sottobosco giornalistico è fatto di collaboratori mal pagati e ridotti alla fame, fotografi e giornalisti che farebbero di tutto per uno scoop: Julieta non lo aveva mai deluso. Era una giornalista nata e della sua stessa razza, capace di vendere la madre per uno scoop, soprattutto se era sporco e scabroso.
Sullo sfondo della vicenda ci sono anche gli attentati terroristici e i rapimenti ad opera di Sendero Luminoso e del Mrta (Movimiento Revolucionario Tupac Amaru). Vargas Llosa riesce a dosare tutti gli ingredienti e, nel male e nel bene, il sesso li collega tutti. Memorabile è il riscatto finale del mondo dell’informazione: la nuova direttora di Destapes ha un sussulto di amore per la verità e con le sue scelte costringe prima il Doctor e poi Fujimori alle dimissioni. Passata la buriana, il duo Marisa e Chabela ha attirato nel letto anche il soddisfatto Enrique per formare un imprevisto trio erotico. E Luciano non vorrà certo restare a guardare…
Il romanzo si può leggere anche come la chiusura dei conti nella lotta politica tra Vargas Llosa, uscito sconfitto alle presidenziali in Perù nel 1990 proprio da Fujimori, tuttora detenuto in un carcere di massima sicurezza per le numerose condanne per violazione di diritti umani, corruzione e uso di fondi pubblici a fini illeciti.
Lo scrittore usa molti termini peruviani nella sua narrazione, puntualmente spiegati in un glossario nelle ultime pagine del libro.

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