Ho visto “Minetti” al Teatro Astra con un grande Eros Pagni

Minetti – Ritratto di un artista da vecchio di Thomas Bernhard è un testo teatrale che mi ha sempre affascinato. Lo scrittore e drammaturgo austriaco lo aveva scritto per Bernhard Theodor Henry Minetti (1905–1998), da molti considerato il più grande attore teatrale tedesco del dopoguerra. Voleva essere una sorta di autobiografia interiore dell’attore stesso che lo portò in scena per la prima volta nel 1977.
Il personaggio di questo vecchio e solitario attore, ormai abbandonato da tutti, mi ha così affascinato che sono andato a vedere la prova di Eros Pagni, dopo aver già visto in passato le interpretazioni di Gianrico Tedeschi e Roberto Herlitzka, torinese di nascita che pure tornerà a Torino in aprile confrontandosi con lo stesso testo. Per un attore recitare Minetti è come vincere una medaglia olimpica. Bisogna arrivarci attraverso la fatica di una carriera, gli anni che determinano profondi solchi sul volto, una certa stanchezza nei confronti del mondo e sfiducia nel teatro stesso. E rifiutare, come dice Minetti nel suo sfogo – che a dispetto dei personaggi che lo attorniano altro non è che un lunghissimo monologo – la letteratura classica. Eccezion fatta per Re Lear di Shakespeare. Sì, perchè Minetti è Lear fino al midollo. Nella notte di Capodanno l’attore arriva con il valigione in un albergo di terz’ordine di Ostenda, dove gli ospiti in maschera e in vena di scherzi si apprestano a festeggiare l’arrivo del nuovo anno. Non chiede una stanza il vecchio attore. Si limita a restare nella hall in attesa del direttore di un teatro in cui ha recitato trentadue anni prima. Lo ha invitato per proporgli di andare in scena per l’ultima volta nel ruolo di Lear. E la vecchia valigia contiene, oltre a ritagli di articoli che lo hanno acclamato in tutta Europa, la consunta maschera di Re Lear che era stata disegnata per lui nientemeno che da James Ensor e che diventerà la sua maschera funebre.
Il ritardo si accumula. Arriverà questo direttore? Minetti sobbalza ad ogni nuovo ingresso dalla porta dell’albergo ma il suo interlocutore, come il signor Godot atteso da Vladimiro e Estragone, non verrà mai. Minetti dialoga più con se stesso che con una sciatta donna di mezza età che si sta ubriacando e con una fanciulla in attesa che il fidanzato venga a prenderla. Quest’ultima prima lo evita e poi gli presta attenzione. Lo stream of consciousness di Minetti prosegue inarrestabile con ricordi personali, considerazioni sulla vita e sul teatro, sui fallimenti dell’artista e le occasioni perdute.
Minetti è un ruolo riservato solo a grandissimi attori e il quasi ottantenne Eros Pagni veste quei panni alla perfezione. La produzione è del Teatro Stabile di Genova, la regia di Marco Sciaccaluga. Al Teatro Astra di Torino fino a domenica 19 febbraio.

Share this nice post:
Questa voce è stata pubblicata in Teatro. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*