Addio Cimmi Cimmi

Non so perché lo chiamassimo Cimmi Cimmi. Era un nomignolo quasi affettuoso, venuto fuori per il suo modo di essere, da industrialotto vestito un po’ così e dall’eloquio molto così. Dal nulla aveva creato una discreta azienda nel settore della componentistica auto. Francesco Cimminelli aveva preso il Toro suo malgrado, più spinto che consigliato male. Di sicuro non sapeva cosa fosse il Toro, né conosceva la sua storia. Proverbiali restano le sue gaffe sulla Juve e su Superga. Non ha avuto grandi collaboratori e tanta gente gli ha spillato il grano convincendolo di fare grandi affari con giocatori bolsi e vecchie cariatidi. Credo che sia una delle persone che con il calcio ci ha rimesso di più. Del suo, intendo, tanto è vero che con l’acquisizione della società di calcio è cominciato il declino della sua azienda principale, la Ergom Automotive. Altre intuizioni, come la compagnia aerea Air Vallée, non hanno funzionato. L’impressione è che volesse fare sempre il passo più lungo della gamba.
Ricordo quando veniva in Comune a presentare i suoi avveniristici e improbabili progetti: uno stadio Filadelfia con il prato semovente, il centro per gli allenamenti a Borgaro e infine il maldestro progetto finanziario per salvare il Torino dal fallimento.
Di certo la stampa torinese non lo ha aiutato e i tifosi lo hanno abbandonato presto. Pochi lo piangeranno, in fondo è il patron che ha fatto fallire il Torino. Io sono in controtendenza e mi unisco all’umano cordoglio.

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