Ho visto “E ora dove andiamo?”

Lodevole, ma non del tutto riuscito, tentativo di volgere in commedia, con una strizzatina d’occhio anche al musical, temi seri quali l’intolleranza religiosa e l’integrazione. In un non meglio precisato villaggio del Medioriente convivono la comunità musulmana e quella cattolica. La vita è difficile, più per gli echi dei conflitti che giungono da altre zone che per la effettiva volontà di scontrarsi. Certo, gli uomini sono più facili ad infiammarsi ma ci pensano le donne a riportare la pace tra i loro figli e mariti. E lo fanno con ogni mezzo, ad esempio importando un gruppo di ballerine ucraine (più sciatte che avvenenti….) per distrarre gli uomini e impedire di imbracciare i fucili per risolvere i loro contrasti dopo un’infinità di reciproci dispetti, da cui neppure i bambini sono esenti. Ah, se fosse così semplice risolvere le questioni! Con la saggezza e il buon senso femminili sempre vincenti sulla volontà degli uomini quanto meno di menar le mani. Ma come in (quasi) tutte le commedie c’è anche il momento del dramma ed è questa la fase meno convincente del film. Tuttavia la regista libanese Nadine Labaki (che è anche splendida interprete) nel finale riporta con vigore la narrazione sul versante della farsa, con le donne che si scambiano le loro fedi per disorientare i maschi: le musulmane invocano la Madonna, le cattoliche recitano il Corano. Tra le cose migliori del film ci sono le scene collettive, in particolare la sorprendente coreografia iniziale delle donne nerovestite, e la scelta delle musiche di Khaled Mouzanar.
Produzione franco-libanese, film leggero da vedere senza pretendere molto.

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