Il pianeta disastrato di Edward Burtynsky

Sarà la mostra dell’estate ad Aosta, che non bisogna perdere. Magari portandoci i bambini per far vedere loro come abbiamo ridotto il pianeta.
Edward Burtynsky, L’uomo e la terra è il titolo dell’esposizione al Centro Saint-Bénin di Aosta che resterà aperta fino al 1 settembre. Burtynsky è un fotografo canadese di grande fama che da oltre trent’anni focalizza la propria ricerca artistica sul rapporto uomo e natura documentando la trasformazione del paesaggio “a servizio” del progresso. Una sua frase, riprodotta sui muri del Centro, spiega subito da che parte sta nel suo atteggiamento verso il pianeta: Possiamo guardare alla città come ad un’alta espressione della creatività e della civiltà umana, ma è inevitabile pensare che a ogni atto di creazione corrisponda un atto di distruzione.
Uno dei suoi cicli di opere più famose è incentrato sul petrolio e Burtynsky si interroga sul cambiamento del paesaggio, “mosso molto velocemente dal petrolio quale enorme forza energetica e dall’accumulo degli effetti dell’evoluzione industriale”. Cambia il paesaggio del petrolio, così come cambiano i paesaggi delle miniere, delle cave di marmo, le acciaierie, i contesti urbani. Il progetto documenta il percorso che fa l’oro nero, dall’estrazione alla raffinazione, dal consumo nella grande cultura dell’auto fino alla fine del suo ciclo ovvero dove vanno a finire i pezzi delle auto, gli pneumatici, i filtri dell’olio, gli elicotteri, gli aeroplani? Quali nuovi paesaggi urbani vanno a comporre?
Ad Aosta sono esposte opere che avevo già visto lo scorso anno nel progetto Prospettive,  di Tosetti value per l’Arte. Altre per me erano una novità. Sono immagini a colori, di grande formato e di grande forza pittorica. Davanti ad ogni fotografia viene voglia di sostare e meditare. D’altro canto il lavoro di Burtynsky è in stretta connessione con il movimento ambientalista: partendo dalla distruzione dell’ambiente, con i suoi lavori vuole ridare nuova energia a paesaggi desolati.
Burtynsky parte da una ricerca, da un’analisi che deve contenere componenti chiari. Come artista visivo deve vedere se un progetto ha le caratteristiche per diventare interessante. Narrando una storia vuole che le immagini entrino nella coscienza collettiva. A volte gli capita di stare per diversi giorni in un sito e di andarsene senza aver catturato una sola immagine, perché i luoghi che generano risultati visivi utili sono pochi. Infatti, Burtynsky afferma: Non riesco a immaginare come un fotografo impaziente possa raggiungere dei risultati, è indispensabile prendersi il tempo necessario.
Lungo le pareti del Centro Saint-Bénin scorrono le immagini e nessun continente è tralasciato: cave di marmo a Carrara e in Portogallo, rottamazione di navi nel Bangladesh, una fabbrica cinese in costruzione con impalcature di bambù, ammassi di pneumatici e giacimenti di petrolio in California, residui di nichel sui terreni dell’Ontario, abitazioni alveare a Hong Kong, fusti di petrolio pressati… Tutto riprodotto con straordinario gusto estetico.

foto, courtesy Admira, Milano

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