L’universo di Charlot nel Museo Chaplin di Vevey

Al Manoir de Ban mi sono accostato con un po’ di trepidazione. Una volta si chiamava così ed era la casa di famiglia di Charlie Chaplin, fin da quando, espulso dagli Stati Uniti, nel 1952 è approdato in Svizzera, appunto a Corsier-sur-Vevey. Oggi si chiama Chaplin’s World.
Quando ci sono andato nei primi anni Ottanta era per il Festival International du Film de Comédie di Vevey, appunto. Charlie Chaplin era morto da pochi anni e la vedova Oona e le figlie avevano la consuetudine di ospitare per una sera ‘les festivaliers’ con un ricevimento nella villa. Le navette facevano la spola tra gli alberghi sul lago e il Manoir sulla collina. Un tendone montato nel parco (da circo, ovviamente) ospitava la cena di gala. Non racconto l’aneddoto che mi lega a quel luogo, non vorrei ripetermi, perché l’ho già raccontato nella mia recensione al bel libro di Fabio Stassi, L’ultimo ballo di Charlot. Ora che mi viene in mente, forse è addirittura preferibile leggere questo libro prima di visitare la casa.
Oggi il Manoir de Ban è il Museo Chaplin, Chaplin’s World. Alla dimora storica, inserita in un magnifico parco di 4 ettari, tenuto alla maniera svizzera, si è aggiunta una struttura costruita a parte in cui è riprodotto uno studio cinematografico hollywoodiano. Fin dall’ingresso, dopo aver assistito ad una breve proiezione di spezzoni di film di Chaplin, si riconosce negli allestimenti la mano di François Confino. Qui ha giocato in casa – lui è di Ginevra – ma ha creato musei spettacolari in mezzo mondo, a Torino il Museo del Cinema e il Museo dell’Auto, al Castello di Barolo il Wine Museum. Nelle scenografie ideate da Confino si sono integrate le statue di cera della Fondazione Grévin, quella dell’omonimo museo in boulevard Montmartre a Parigi.
Il risultato è mozzafiato: si entra sul set dei principali film di Chaplin, accanto ai personaggi che sembrano reali, Il monello, Il circo, Tempi moderni, Luci della città, Il grande dittatore… All’interno di ogni scena si può interagire, sostituirsi agli attori e farsi fotografare: mettersi in testa la bombetta, camminare con il bastone… E’ il paradiso del selfie! Molta multimedialità, molta interattività. Una grande sala che simula la pista di un circo è un omaggio all’Italia, con le riproduzioni di Arturo Brachetti, Federico Fellini, Roberto Benigni.
Si vive così un’esperienza inedita, calati nel mitico mondo di uno dei più grandi artisti del cinema. Ci sono stato con figlio e nipoti, tre generazioni diverse e devo dire che abbiamo avuto tre reazioni diverse di fronte alle suggestioni di Confino. In definitiva mi pare che si divertano di più i grandi rispetto ai bambini.
Poi si lasciano gli studios e si entra nella casa-museo, nella vita della famiglia, stanza dopo stanza, lo studio, la sala da pranzo, la biblioteca, il bagno, gli oggetti personali, i premi. E non mancano le sorprese, come la presenza di Albert Einstein e di Sofia Loren, mentre le statue di Grévin propongono Chaplin in età sempre più avanzata.
Il progetto è stato avviato nel 2000 da un imprenditore culturale canadese, Yves Durand, che ha dapprima raccolto capitali con una cordata internazionale, poi convinto gli eredi Chaplin a cedere la dimora e infine ha superato tutti gli ostacoli che gli stessi svizzeri hanno frapposto alla sua realizzazione. Il risultato è quello che ho visto un pomeriggio di sabato, con parcheggi strapieni di auto e torpedoni. I prezzi sono un po’ svizzeri: adulti 24 CHF, ragazzi dai 6 ai 15 anni 18 CHF. Per gli anzianotti come me solo 22. Per tre ore di full immersion (tanto dura una visita accurata) nel magico mondo di Charlot vale la spesa.

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