Ho letto “Perturbamento” di Thomas Bernhard

La vecchiaia è qualcosa di estremamente disgustoso. La giovinezza fa schifo, ma la vecchiaia è disgustosa.
E’ stata la mia seconda lettura durante la vacanza in Austria. Ero sulle montagne di Saalbach e non propriamente in Stiria, dove si svolge il romanzo dello scrittore austriaco. Tuttavia i tuoni e i lampi di quei giorni mi hanno avvicinato molto alle atmosfere cupe di Hochgobernitz e del castello del principe Saurau.
Perturbamento è uno dei romanzi più complessi di Bernhard. E’ suddiviso in due parti, ma tutto si svolge in una sola giornata, dall’alba a notte fonda.
Il narratore è un giovane universitario, studente di scienze e idealista, tornato a casa per qualche tempo prima di riprendere l’università a Graz. Il padre, un medico condotto, si fa accompagnare dal figlio durante le visite ai pazienti sparsi in una zona rurale e montagnosa della Stiria. Capiamo subito che tra i due non corrono buoni rapporti e che il medico vuole sottoporre il giovane all’esibizione della malattia, della sofferenza, della brutalità e della morte, a scopo di studio della vita umana.
Quello che c’è di essenziale in una persona viene alla luce soltanto quando dobbiamo considerarla perduta per noi, disse mio padre, nel momento in cui, ormai, questa persona può soltanto dirci addio.
Il percorso inizia con l’assassinio della moglie di un oste e prosegue con una processione di casi umani a cui il medico presta orecchio e attenzione più che cure vere e proprie. E’ un medico d’altri tempi, di quelli che conoscono la situazione di ogni singola famiglia e abitante della zona di competenza. Attraverso le visite il figlio impara a conoscere meglio il padre.
Le difficoltà che i genitori si trovano di fronte nei rapporti con i figli, disse, diventano sempre più grandi, e sono comunque, in definitiva, difficoltà insuperabili.
Nella seconda parte i due passano a trovare un principe, Saurau, che vive in un castello a picco su una gola, affascinante e spaventoso insieme. Il principe vi abita con due sorelle e due figlie, mentre l’unico figlio maschio è in Inghilterra per studiare.
Il figlio del medico non riesce a capire quale sia il legame tra il padre e il principe. In apparenza Saurau non sembra soffrire di malattie e neppure la sua famiglia. Ma la visita diventa un lungo e parossistico monologo del principe (occupa circa cento pagine), interrotto solo da qualche breve dialogo con il medico e dai pensieri del ragazzo narratore.
Il principe Saurau sproloquia su tutto. Possiamo provare a sintetizzarne il pensiero: la responsabilità non esiste più; ciascuno di noi è un viaggiatore specializzato in funerali; lo Stato è marcio, è veramente marcio, i rossi non valgono niente e i neri non valgono niente, la monarchia naturalmente non vale niente e la repubblica naturalmente non vale niente; tutto è diventato scienza (arrogante) al giorno d’oggi; gli Stati continuano a suicidarsi e gli uomini mandano in rovina lo Stato; sono arrivato allo stato di perenne perturbamento della tarda età, all’isolamento sempre più filosofico; mio figlio mi rinfaccia la mia vecchiaia e io gli rinfaccio la sua giovinezza; la massa non interessa più a nessuno, perché la massa ormai è al potere.
Sono alcuni esempi del Saurau pensiero, in realtà molto complesso (attacca anche i giornali e l’inf0rmazione), tanto per capire la sua follia. Intanto il figlio del medico ha capito che il padre lo incontra per curare la sua insonnia e non fa nulla per la sua vera malattia, la pazzia. Ma come tutti i pazzi Saurau dice anche delle cose vere e con sprazzi di lucidità sempre maggiore quanto più il soliloquio si avvicina alla fine. Il principe ha un problema irrisolto con il padre morto suicida che ora si riverbera sul figlio, ragazzo razionale che vuole stare ben lontano da casa (un esaltato sognatore che si sente a proprio agio soltanto all’estero).
Il conflitto generazionale, inizialmente mostrato tra il medico e il figlio studente, diviene così il filo conduttore dell’intero romanzo e si rafforza nel rapporto tra il principe e il figlio maschio. Non c’è scampo per Thomas Bernhard: padri e figli sono vittime dell’incomunicabilità. E’ comunque impossibile ricomprendere in un unico significato questo testo, quantunque letta oggi la figura di Saunau, con la sua sfiducia verso l’umanità e verso il corso della Storia, risulti molto attuale.


Il soccombente

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