Ho visto “Odissea – Another Journey” di Cirko Vertigo e Accademia dei Folli

Non passa anno senza che vada a vedere almeno uno spettacolo di Cirko Vertigo. Gli appunti sul mio blog, anno dopo anno, stanno a dimostrarlo. Talvolta sono stato in giuria nei concorsi, altre volte semplice spettatore. Alcune volte si è trattato di spettacoli ospiti, ma più spesso ho assistito a produzioni di questa compagnia-associazione, ma mi piace chiamarla semplicemente scuola, che ha disseminato i suoi allievi diplomati in compagnie prestigiose di circo-teatro-lirica in giro ormai per il mondo. Ghiotta quindi l’occasione di ieri sera al parco Le Serre di Grugliasco per conoscere gli allievi dell’ultimo corso che si avviano verso una carriera professionale in questi ambiti. Appositamente per loro è stato confezionato uno spettacolo, per la regia di Carlo Roncaglia della Compagnia di Musica-Teatro Accademia dei Folli, che rivisita in chiave moderna l’Odissea. Si dirà, che c’entra Omero con il circo? Eppure è una drammaturgia convincente (anche nel circo si deve ormai parlare di drammaturgia). Innanzitutto c’è un narratore, un Ulisse in carne e ossa che è Gianluca Gambino, e poi viene facile, trattandosi di un viaggio, spezzettarlo in tanti quadri che corrispondono alle diverse peripezie affrontate e ai personaggi incontrati. Scorrono via così Calipso, Poseidone, Polifemo, Eolo, la Maga Circe, le sirene, Scilla e Cariddi, Nausicaa e nelle varie situazioni gli artisti sfoderano tutte le capacità teatrali e circensi apprese durante i corsi. Particolarmente riusciti risultano l’accecamento di Polifemo, Calipso che oscilla su un trapezio, Circe ammaliatrice che plana in un cerchio aereo. Mentre Ulisse si strazia e si strugge per un ritorno a casa, dove Penelope – è il tormentone della serata – continua a tessere la tela compiendo evoluzioni ai tessuti. Quanto alla musica sono imperdibili le coreografie del vento, Io sono il vento (se t’accarezzo non devi fidarti di me), dal brano di Arturo Testa – Festival di Sanremo 1959, e di Liza Minnelli-Sally Bowles dal film Cabaret.
In molte specialità del nouveau cirque (mi viene strano chiamarlo ancora ‘nuovo’ quando lo si pratica ormai da trent’anni…) gli allievi della scuola hanno mostrato il grado di abilità, elasticità, forza, tecnica, virtuosismo raggiunto con trapezio, corda, filo molle, tessuti, scale, funi, cinghie e sedie, per non dire della danza e della recitazione.
Doveroso richiamarne i nomi: Davide Campagna (Italia), Mateo Andres Castelblanco Suarez (Colombia), Caterina Condorelli (Italia), Ruairi Mooney Cumiskey (Irlanda), Cinthia Amairany Fernandez Trujillo (Messico), Giuseppe Germini (Italia), Giulia Gualzetti (Italia), Aurora Jara Gutierrez (Spagna), Juan Camilo Jimenez Giraldo (Colombia), Tjaž Juvan (Slovenia), Oton Korosec (Slovenia), Damiano Maffeo (Italia), Carolina Moreira dos Santos (Brasile), Yoalzin Alejandro Pena Yanes (Messico), Francy Brigith Pinzon Ramos (Colombia), Cecilia Rosso (Italia).
Complimenti a loro e, senza piaggeria, a Paolo Stratta che ha creato e fatto crescere enormemente questa scuola.
Chapiteau strapieno, pubblico caldo, applausi sia collettivi che circostanziati.

Share this nice post:
Questa voce è stata pubblicata in Teatro. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*