Questo è il mio post numero 1000 (dove non si parla di nulla)

Ho tardato alcune settimane per scrivere questo post perché non sapevo cosa avrei pubblicato e sono certo che non interessi neppure. Salvo a me. E’ il mio post numero mille, una bella cifra. Non sapevo perché l’ho cominciato qualche anno fa. Ora lo so. La memoria ogni tanto fa cilecca e il mio blog mi aiuta a tenere traccia di ciò che ho letto e dei film che ho visto. In più ho scritto di qualche spettacolo, mostre, concerti, alcuni scritti più personali, a volte qualche presa di posizione. Di tanto in tanto ricevo apprezzamenti e già questo mi appaga. Ma i complimenti per come scrivo me li faccio da solo quando rileggo cose passate o post particolarmente riusciti. Nelle mie recensioni metto quasi sempre qualche riferimento alle mie esperienze passate, a circostanze emotive che mi legano a questo libro o a quel film.
Intanto mi godo la definitiva pensione: definitiva perché dopo non ci sarà più nulla. Fine del lavoro dipendente o autonomo che sia. Ricevere puntualmente la pensione ti dà una sensazione di serenità ma soprattutto di libertà. Libertà dagli schemi mentali a cui eri obbligato quando lavoravi. Comunque non mi piace usare il termine ‘pensionato’: in Italia ha sempre un’accezione negativa. Preferirei essere ‘à la retraite’ come dicono in Francia oppure ‘retired’ come usa nei paesi anglosassoni. I giornali poi abusano di questa parola senza attenzione: di me non vorrei mai scrivessero “pensionato torinese 66enne ecc.”
In realtà non sono completamente ‘retired’, conservo diverse piccole attività giornalistiche e non, giusto per mantenere la mente in esercizio. Dunque, su questo schermo continuerete a vedermi ancora. E, se volete, a leggermi nel blog (sono troppo pigro per scrivere libri).

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