Ho visto “The Teacher” di Jan Hřebejk

Bratislava 1983 e Bratislava 1992. Tra le due date c’è la caduta del muro di Berlino e la fine del comunismo. A scuola viene sempre insegnata la letteratura slovacca, ma la lingua straniera di riferimento non è più il russo bensì l’inglese. Per l’insegnante di liceo Maria Drazdĕchová non è cambiato molto, l’abbigliamento quello sì, si è  fatto più curato e occidentale, ma alla prima lezione dell’anno scolastico chiede sempre agli alunni che mestiere fanno i genitori. E ne prende nota, non si sa mai…
Nell’83, presidente del partito comunista cittadino nonché vedova di un ufficiale dell’esercito, Maria aveva iniziato a farsi fare lavori gratis da studenti e genitori che intortava esibendo come una medaglia la propria vedovanza e l’appartenenza al partito. Riparazioni di elettrodomestici, spese, regali, favori di ogni genere erano richiesti ai genitori in cambio di ‘soffiatine’ sulle interrogazioni ai figli del giorno dopo. Evidentemente chi non aveva merce di scambio oppure rifiutava questa vergognosa pratica vedeva i propri figli bistrattati con note di biasimo e pessimi voti che avrebbero impedito la prosecuzione degli studi.
Il film prende l’avvio con la riunione di tutti i genitori indetta dalla preside della scuola che ha ricevuto da alcuni di loro un esposto contro l’insegnante, poi procede con innumerevoli e serrati flashback a raccontare i soprusi praticati in classe e anche fuori. Maria Drazdĕchová aveva l’abitudine di invitare i ragazzi a casa propria nel pomeriggio per lavare, stirare, cucinare, battere i tappeti. Un’organizzazione ben oliata che in fin dei conti andava bene a tutti. O quasi. Gli scontri tra genitori durante la riunione sono la parte migliore del film. Sulle loro facce proletarie – ma ci sono anche un giudice, un medico e quello che potrebbe essere un delatore del partito – si leggono le difficoltà economiche e le umiliazioni patite sotto il regime. In quelle circostanze emerge il peggio di ognuno: ci sono i trascinatori, i maldicenti, quelli che tacciono e si accodano passivamente a chi grida di più. Due famiglie hanno dato il via alla petizione contro l’insegnante e vengono ripetutamente denigrate e minacciate. Le loro firme tuttavia non sono sufficienti per arrivare a una soluzione. Però piano piano il fronte dei sostenitori si sfalda e quando la riunione viene sciolta c’è la processione dei singoli genitori che tornano a sottoscrivere il reclamo.
Non stentiamo a credere che il film diretto da Jan Hřebejk sia ispirato a fatti realmente accaduti. Tutto il mondo è paese quando ci sono di mezzo le creature. Anche se non c’è la politica. Ma il messaggio che il regista ci lascia è avvilente: rimosso il comunismo, il comportamento assolutamente censurabile dell’insegnante continua come prima. L’interpretazione di Zuzana Maurery è così incisiva che ti verrebbe voglia di entrare nello schermo e rifilarle due schiaffi.

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