Ho letto “La voce” di Arnaldur Indriðason

“Voglio dire che forse Babbo Natale è stato pugnalato a morte perché sapeva che in albergo vengono commessi furti su larga scala”.
Era il libro che mi mancava per completare la serie dei romanzi di Indridason usciti in Italia. Ed è anche il libro dell’autore islandese che ha avuto maggior successo qui da noi, se non altro per la convincente copertina in cui appare un babbo natale riverso sul letto.
La vicenda si svolge nei quattro giorni che precedono il Natale in un grande albergo nel centro di Reykjavik. Gulli, il portiere tuttofare dell’hotel, viene trovato pugnalato al cuore nella stanzetta che occupava nel seminterrato. Indossa un costume da babbo natale perché si apprestava a partecipare ad una festa organizzata per i bambini ospiti dell’albergo. I pantaloni sono calati e sul pene ciondola un preservativo. Erlendur è chiamato a svolgere le indagini e si installa in albergo per tutto il periodo natalizio, mentre turisti sempre più elettrizzati dall’arrivo del Natale vanno e vengono con i loro pacchetti. L’investigatore scopre che il portiere aveva una personalità complessa. Era stato un bambino prodigio nel canto fino all’età della muta della voce e i 45 giri incisi a suo tempo dopo quarant’anni sono diventati preziosi oggetti da collezione. Erlendur indaga tra i dipendenti dell’hotel, tra alcuni clienti e ovviamente nel passato dell’uomo, mentre i suoi problemi con la figlia tossica Eva Lind e i soliti complessi di colpa infantili per la morte del fratellino si mescolano con l’inchiesta. Intanto il cerchio si stringe attorno a tre-quattro sospettati e quando il colpevole sembra essere inquadrato la vicenda ha ancora un paio di colpi di scena.
Gli ospiti dell’albergo si guardarono a vicenda stupiti; vagavano con lo sguardo rivolto al soffitto in cerca di quella voce straordinaria che sentivano cantare.
Forse questo finale inatteso rivaluta un pochino il romanzo che tuttavia è il meno convincente di tutta la serie. Non gli giova il fatto di svolgersi praticamente tutto in interni e di perdere così le suggestive atmosfere dell’Islanda. Inoltre alcuni personaggi sono troppo caricaturali: il direttore d’albergo, la call-girl abituale frequentatrice della clientela, l’anziano inglese collezionista di dischi.
L’inchiesta secondaria, che in tutti i romanzi di Indridason si affianca a quella principale, è affidata alla collega Elinborg e riguarda maltrattamenti a un minore.
In questo romanzo Erlendur fa la conoscenza con la biologa Valgerdur che nella storie successive diventerà la sua compagna.
La tranquilla musica di sottofondo al bar sortiva un effetto quasi soporifero su di loro, che rimasero seduti in silenzio, finché Valgerdur non si allungò verso Erlendur e non gli prese la mano.

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