Ho visto “Dunkirk” di Christopher Nolan

E’ un film epico, corale, di grande impatto visivo, come lo sono stati tanti film di guerra. Il rimando è sempre a un kolossal degli anni ’60, Il giorno più lungo (1962), basato sul libro di Cornelius Ryan e diretto a più mani da diversi registi. Produzione Darryl F. Zanuck, con un cast incredibile che mettere insieme oggi sarebbe impossibile. Era basato sugli sbarchi in Normandia del 6 giugno 1944, il famoso D-Day, durante la seconda guerra mondiale. Alcuni degli interpreti, da militari, avevano preso parte veramente allo sbarco.
La vicenda narrata in Dunkirk è altrettanto storica ed è spostata su una spiaggia più a nord, praticamente al confine con il Belgio. A Dunkerque tra il maggio e il giugno del 1940 si svolse l’operazione Dynamo che vide l’evacuazione navale su larga scala delle forze Alleate, incalzate e circondate dalle truppe corazzate tedesche. Si trattava di riportare in Inghilterra un milione di soldati inglesi, francesi e belgi, utilizzando qualsiasi tipo di imbarcazione, anche semplici unità da diporto inviate da oltre Manica. Tutto questo sotto le incursioni aeree dei caccia e dei bombardieri tedeschi. Una ritirata, non una disfatta, festeggiata a livello nazionale come una vittoria strategica.
Christopher Nolan (sua la trilogia di Batman e Interstellar) sceglie di raccontare tutto questo attraverso le vicissitudini di un manipolo di soldati britannici che hanno la precedenza nell’essere imbarcati e tra i quali si mescola un militare francese, il duello aereo tra una pattuglia di Spitfire e gli aerei tedeschi che mitragliano le navi, la giornata di un civile inglese che attraversa il braccio di mare con il suo yacht per imbarcare i soldati e nel frattempo recupera naufraghi dalle navi affondate e dagli aerei abbattuti. Attraverso questi tre piani narrativi e con il sostegno di spettacolari riprese di massa il film spiega efficacemente tutta la drammaticità di quelle giornate facendo emergere altresì gli stati d’animo dei singoli, bloccati tra la spiaggia e il mare in attesa del rimpatrio: paura, rabbia, ansia, orgoglio e soprattutto impotenza di fronte agli eventi.
Era da un pezzo che non si vedeva sugli schermi un film sulla seconda guerra mondiale con questa coralità. Certo però bisogna amare il genere. Sul D-Day ne sono stati prodotti molti, sull’Operazione Dynamo ricordo la ricostruzione fatta nel 1964 da Henry Verneuil, Week-end a Zuydcoote, con Jean-Paul belmondo e una giovanissima Catherine Spaak.

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