Ho letto “La libertà viaggia in treno” di Federico Pace

Nessuno, o quasi nessuno, su un treno, arriva a sentirsi fuori luogo o fuori tempo.
Ho terminato di leggere questo libro esausto per il lungo viaggiare su e giù per l’Europa. Come se avessi compiuto io questi percorsi in treno. Eppure, chiudendo l’ultima pagina, viene voglia di salire su un treno e partire nuovamente, per davvero questa volta. Federico Pace, giornalista e scrittore, affronta un tema nient’affatto nuovo: la letteratura di viaggio esiste da sempre. Ognuno poi ha i suoi modelli, scommetto molti sceglierebbero Bruce Chatwin, altri Terzani o Rumiz, qualcuno sarà rimasto affezionato a Omero. A me è caro il Viaggio in Portogallo di Saramago (La felicità, che il lettore lo sappia, ha molte facce. Viaggiare probabilmente è una di queste. Affidi i fiori a chi sappia badarvi, e incominci. O ricominci).
Federico Pace compie viaggi in treno e li suddivide in cinque macrocategorie. In ogni racconto descrive (poco) ciò che vede dal finestrino, gli occasionali compagni di viaggio e disserta sui personaggi famosi che lo hanno preceduto su quei percorsi, di cui fornisce distanze, coordinate e la compagnia ferroviaria che li esercita.
Ci sono treni che mettono in contatto città contrapposte da tutto ma che non possono fare a meno l’una dell’altra. E allora Pace ci fa viaggiare sulle tratte Atene-Salonicco, Londra-Parigi, Porto-Lisbona, Monaco-Berlino, Barcellona-Madrid. Talvolta sceglie una musa, un ispiratore, un accompagnatore, come il fotografo Yiorgis Yerolymbos per il viaggio in Grecia o, nel viaggio successivo, l’attento film-maker inglese Patrick Keiller, secondo il quale “è nei luoghi e nei territori ripresi per lo più dal treno che si può trovare il più preciso indicatore dello stato di salute di un paese, molto più che in quella misura di contabilità generale che è il prodotto interno lordo“. E ancora, in Spagna gli scrittori Javier Marìas e Juan José Millás.
Poi ci sono treni che girano su se stessi, a ritornare in continuazione sui passi che hanno appena compiuto. Sono quelli che girano in tondo, in traiettoria sempre curva, in orbita perenne attorno a una città, un monte, un’isola: il Berliner Ringbahn, la Circumvesuviana, la Mälaren Line in Svezia attorno all’omonimo lago, la Galway-Londonderry in cui Pace cita il mio scrittore preferito, John Banville. C’è un che di incantatorio e ipnotico in quel modo di viaggiare che si sperimenta quando la partenza e l’arrivo coincidono.
E che dire dei treni che non riescono a stare lontani un solo minuto dal mare? In alcuni giorni, sembrano i treni più belli di tutti. Così belli che non si riesce quasi a resistere alla tentazione di salirci sopra: Sapri-Messina, Barrow-in-Furness – Whitehaven (il mare d’Irlanda!), Amburgo-Copenhagen, Nizza-Marsiglia, Stavanger-Egersund. E’ in viaggio che si vivono i giorni migliori della propria vita. Forse perché è allora che ci si espone all’altro, che si muovono i primi passi per avvicinarsi fino in fondo a chi non si conosceva prima.
Il libro prosegue con i treni sottosopra, quelli che salgono o scendono, che scalano montagne o ridiscendono verso il mare, sono tutte ferrovie nostrane: la Ragusa-Siracusa che scavalla i Monti Iblei, la storica Pistoia-Porretta Terme, Verona-Innsbruck, la Cuneo-Ventimiglia sempre a rischio, la spettacolare Bari-Matera. Infine l’autore distingue i treni del cambiamento, dalla classificazione più eterea quasi inafferrabile: Bergen-Oslo, Venezia-Atene, Sofia-Burgas, Cagliari-Olbia.
Quando hai terminato la lettura ti sovvengono le tratte che tu, lettore, hai compiuto nel corso della tua vita, anche altre non comprese in questo elenco. E rimane comunque la voglia di rimetterti sulle rotaie per un altro viaggio.
I treni sono come l’estate, avvicinano le persone per la durata di un tempo fuggitivo e insolito.

Share this nice post:
Questa voce è stata pubblicata in Libri, Viaggi e contrassegnata con , , . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*